Si tiene oggi presso la Corte Costituzionale l’udienza sull’ammissibilità dei referendum presentati nei mesi scorsi sui temi della giustizia, dell’eutanasia e della depenalizzazione della cannabis.
Sei degli otto quesiti referendari sono stati promossi da Lega e Partito Radicale e vertono sui temi della giustizia.
1) Riforma del Csm. In caso di vittoria del sì, verrebbe abrogato, scrivono i promotori, “l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto a Palazzo dei Marescialli, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura”.
2) Responsabilità diretta dei magistrati. Una vittoria del sì introdurrebbe “la possibilità di chiamare direttamente in causa il magistrato che ha procurato illecitamente il danno. I magistrati saranno considerati alla pari di tutti i funzionari pubblici: chi sbaglia paga, stop a regimi privilegiati”.
3) Equa valutazione dei magistrati. Si chiede di “riconoscere, anche ai membri “laici”, cioè avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati”.
4) Separazione delle carriere dei magistrati. In caso di vittoria del sì, “il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera la funzione giudicante o requirente, per poi mantenere quel ruolo durante tutta la vita professionale”.
5) Limiti custodia cautelare. Con una vittoria del sì, scrivono i promotori, “resterebbe in vigore la carcerazione preventiva per chi commette reati più gravi e si abolirebbe la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile ‘reiterazione del medesimo reato'”.
6) Abolizione del decreto Severino. Con il sì “viene abrogato il decreto e si cancella così l’automatismo: si restituisce ai giudici la facoltà di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici”.
A promuovere il referendum sull’eutanasia è l’Associazione Luca Coscioni. Il quesito per la parziale abrogazione del reato di omicidio del consenziente ha raccolto oltre un milione e due centomila adesioni, “per un obiettivo sul quale il Parlamento italiano non è stato finora in grado di prendere alcuna decisione, nonostante i richiami della Consulta – scrivono i promotori – : il diritto a scegliere di essere aiutati a porre fine alla propria vita in determinate condizioni di sofferenza”. Due terzi delle firme sono state raccolte fisicamente su carta in tutte le province italiane, ma è anche stata la prima campagna a beneficiare della firma digitale.
Ai già citati si aggiunge il quesito referendario per la legalizzazione della cannabis, che propone di intervenire sia sul piano della rilevanza penale, sia su quello delle sanzioni amministrative di una serie di condotte in materia di droghe. In particolare, vuole depenalizzare la condotta di coltivazione per uso personale ed eliminare la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, mantenendo sanzionabili la produzione e detenzione ai fini di spaccio. Sul piano amministrativo, si propone di eliminare la sanzione della sospensione della patente di guida, attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa.