Alessandro Di Battista è netto come nel suo stile: “Al netto di conquiste purtroppo via via smantellate dal governo dell’assembramento (dalla legge anti-corruzione al super-bonus) le ragioni per le quali venne fondato il M5S sembrano essersi perse nei palazzi romani. Il Movimento, d’altro canto, non è nato per diventare un Pd buono”. L’ex grillino, fuoriuscito dal M5S 1 anno fa, si esprime sulle prospettive del movimento in un’anteprima dell’editoriale pubblicato dal settimanale ‘The Post Internazionale – Tpi’, in edicola da domani. “Giuseppe Conte e Luigi Di Maio sembrano ai ferri corti. Non è la fine del mondo. La fine, non del mondo ma solo del Movimento, avverrebbe se, per un quieto vivere ipocrita e perbenista, si evitasse la resa dei conti. Una resa dei conti fatta alla luce del sole, davanti agli iscritti e incentrata non su questioni personali ma politiche. In primis sul comportamento che il Movimento che ha vinto le ultime elezioni dovrà tenere nell’ultimo anno di legislatura”.
“Quel che è successo nei giorni dell’elezione del presidente della Repubblica con Di Maio che cercava in ogni modo di far eleggere Draghi e Conte che cercava di opporsi (per me, giustamente) è, evidentemente, legato a questioni politiche. E le questioni politiche – sottolinea Di Battista – una forza che dice di credere nella democrazia diretta le risolve pubblicamente, coinvolgendo i propri iscritti, non al telefono o in riunioni popolate da neo-politicanti senza voti. Una resa dei conti rapida e trasparente converrebbe a Conte forte ancora di un consenso personale. Converrebbe a Di Maio il quale potrebbe avere più elementi su cosa (e dove) fare al termine del suo secondo mandato. Conviene a chi sta fuori o è stato costretto ad uscire. Tanto per comprendere, definitivamente, cosa sia oggi la comunità del Movimento 5 Stelle e se ne condividono ancora i valori. Dunque se ha minimamente senso pensare di tornare. Converrebbe alla democrazia stessa, perché assistere ad un sano scontro politico dal quale, inevitabilmente, dovranno emergere idee e proposte e scelte sulla prosecuzione dell’esperienza di governo, oltretutto risolto dagli iscritti, sarebbe oro colato in uno dei momenti più dannatamente conformisti della nostra storia repubblicana”. “Per quanto mi riguarda ricordo a tutti, in primis a coloro che oggi mi riscrivono dopo mesi di silenzi, che ho lasciato il Movimento 5 Stelle per la scellerata entrata nel governo Draghi e se non cambiano i comportamenti del Movimento, non cambieranno neppure i miei”, conclude Di Battista.