Quirinale: centrosinistra unito contro ‘bluff’ Cav, non hanno maggioranza. Ma su Draghi filtrano distinguo

Il faccia a faccia va avanti per circa un'ora e mezza, poi i tre scelgono di inaugurare la formula del 'tweet congiunto'

La volontà è quella di “essere uniti a tutti i costi”. Per questo Enrico Letta e Roberto Speranza, di buon mattino, varcano il portone del palazzo in cui vive Giuseppe Conte e si siedono attorno a un tavolo, in un clima che viene definito “ottimo”, a ragionare sul Quirinale. Il faccia a faccia va avanti per circa un’ora e mezza, poi i tre scelgono di inaugurare la formula del ‘tweet congiunto‘ – “sembra la nota del centrodestra”, ironizza qualcuno – pubblicando simultaneamente sui social poche righe: “Ottimo incontro. Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un Presidente autorevole in cui #tutti possano riconoscersi. Aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della #responsabilità”. La linea è chiara. Il centrodestra, come dimostrano anche i numeri ‘certificati’ da Roberto D’Alimonte non ha alcuna precedenza acquisita. “Leviamo dal tavolo questa bufala del centrodestra che ha la maggioranza”, dice il segretario Pd ai suoi interlocutori. Questo – è la sottolineatura – vale se in campo ci sarà Silvio Berlusconi, sia – come sperano i leader del centrosinistra, se l’ex Cavaliere dovesse alla fine convincersi a fare un passo indietro. Il nome, è il refrain, deve essere condiviso con il centrodestra. “Stiamo valutando tutte le ipotesi”, è il refrain. In campo, in realtà, ci sono tre possibilità: che al Quirinale alla fine ci vada Mario Draghi, che alla fine si arrivi a un Mattarella bis o che si trovi “un nome, non importa se di destra o di sinistra, che abbia una maggioranza tale o superiore a quella di Draghi”, è il ragionamento che i tre condividono. Il nome, però, “è difficile da trovare e allora tutte le strade portano alle prime due opzioni”, commentano i bookmakers.

Nessuna candidatura in campo, almeno per ora, quindi. “Non c’è nessuna intesa sul nome perché ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni – dice chiaro Letta – Ci siamo detti che il bluff di questi mesi è finito: nessuno ha il diritto di prelazione sul Colle. Il candidato va scelto insieme. È il momento della serietà”. Siamo pronti a un’azione forte, a un confronto anche ampio e condiviso”, gli fa eco Conte, che invita a “rimuovere dal tavolo” la candidatura del leader di FI.  Squadra unita e palla nel campo avversario, insomma. Lo schema è quasi obbligato ma può funzionare. Regge poco, però. I pentastellati, infatti, fanno filtrare che dal leader M5S sarebbe arrivato un sonoro no a Draghi. Ce n’è abbastanza per far detonare il caos. E’ chiaro che il nome del premier è sul tavolo e far emergere uno stop del genere, mentre Berlusconi è ancora in campo, mette in pericolo ogni strategia e rischia di avvantaggiare gli avversari. Puntuale arriva la correzione di rotta. Nel vertice “non sono stati fatti nomi” proprio “per lasciare aperti tutte le opzioni”, raddrizzano il tiro i cinque stelle. Nel Movimento, viene spiegato, “resta la linea” già espressa più volte: serve “la continuità dell’attuale governo”, ma non esiste alcuna strada preclusa. “Non poniamo assolutamente dei veti, guardiamo solo all’interesse del Paese e facciamo valutazioni nell’interesse dei cittadini italiani – dice a sera lo stesso Conte al Tg3- Lo abbiamo detto in tutti i modi: va garantita una continuità dell’azione di governo, quindi non poniamo nessun veto”.

E se i tre leader vogliono “ad ogni costo” far fronte comune, è tra le truppe che i dubbi crescono. “La riunione non è servita a granché, è servita a Conte per essere rimesso in sella dopo Bettini e i problemi che ha con i suoi e per far vedere che ha in mano la situazione, ma non ne siamo proprio convinti”, sintetizzano alcuni dem. Sotto accusa, poi, la ‘fuga di notizia’ fatta ad “ad uso e consumo interno, senza pensare al bene della coalizione e del Paese”. “Non c’è stato nessuno stop a Draghi, è una ‘Casalinata’ per tenere insieme i gruppi e comunque non è questa la strategia”, la linea dei più. “Ha fatto casino e ha complicato le cose, ma l’importante è il risultato”, dicono i più clementi. Gli incontri, comunque, vanno avanti. Nel pomeriggio Letta e Conte vedono, in momenti separati, anche il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. “Pensiamo a un’iniziativa condivisa anche dalle prime votazioni”, il suo invito.