Inizia a delinearsi il quadro dei 58 delegati regionali in vista dell’elezione del tredicesimo presidente della Repubblica, al via il 24 gennaio alle 15. Rientrano anche loro tra i grandi elettori (tre per ogni Regione ad eccezione della Valle d’Aosta che ne esprime uno) che andranno a comporre la rose dei 1.008 grandi elettori. Oggi è toccato scegliere ad alcune fra le più grandi Regioni come Lombardia, Lazio, Veneto, Campania, Liguria e Piemonte. La prassi vuole che vengano inviati nella Capitale il governatore, il presidente del Consiglio regionale e, nella maggior parte dei casi, il capogruppo dell’opposizione.
Colpo di scena al Pirellone. Il M5S ha scavalcato il Pd e, oltre a i due leghisti, Attilio Fontana e Alessandro Fermi, rispettivamente numero uno di Palazzo Lombardia e presidente dell’Aula, scelti con 47 e 31 voti, all’elezione del nuovo capo dello Stato parteciperà anche Dario Violi. Il consigliere segretario, esponente pentastellato della prima ora, ha ottenuto 22 preferenze contro le 17 del capogruppo del Pd, Fabio Pizzul. Partendo dagli 11 voti garantiti dal proprio gruppo, Violi è riuscito a raddoppiare i consensi. Scoppia la polemica fra i dem e Forza Italia. E nel dibattito interviene anche Francesco Boccia, responsabile Regioni ed enti locali della segreteria nazionale dem: “Il centrodestra in Lombardia ha calpestato la prassi sempre rispettata nell’elezione dei rappresentanti tra i grandi elettori. Aver alterato la scelta delle opposizioni intervenendo con il voto di alcuni componenti della maggioranza è grave e inaccettabile”. “La maggioranza in Regione Lombardia – sbotta – dimostra ancora una volta il disprezzo per la correttezza istituzionale che è sempre alla base della vita. Ne prendiamo atto e difenderemo il diritto del Pd di avere il corretto numero dei grandi elettori per l’elezione del Presidente della Repubblica”. Al termine del voto, invece, Violi è in un brodo di giuggiole e ai cronisti confida: “Ho sentito il presidente Giuseppe Conte, era felice che fosse uscito dalla Lombardia, che è una Regione importante, un nominativo dei Cinquestelle”. Dal canto suo, Fontana sottolinea che “nel momento in cui non dovesse essere il presidente Berlusconi il candidato, che è sicuramente la prima opportunità e opzione per il centrodestra, io credo che la vicepresidente Moratti sia un ottimo candidato”. Il motivo? “Ha anche in più il vantaggio di poter rappresentare una novità, perché sarebbe la prima donna eletta presidente della Repubblica – aggiunge l’inquilino di Palazzo Lombardia – oltre alle indubbie capacità che ha dimostrato nella sua storia”.
Ma al voto sono andati anche altri Consigli regionali. Per la Campania contribuiranno all’elezione del nuovo inquilino del Colle il governatore, Vincenzo De Luca, il presidente dell’assemblea regionale, il dem Gennaro Oliviero, e Annarita Patriarca di Forza Italia. Quest’ultima ha scalzato l’azzurro Stefano Caldoro, capo dell’opposizione in Regione, e Valeria Ciarambino del M5S, entrambi dati in pole alla vigilia. Si è riunito, invece, in videoconferenza il Consiglio piemontese. Gli eletti sono Alberto Cirio (FI), Stefano Allasia (Lega) e Domenico Ravetti (Pd). I dem guadagnano un altro grande elettore anche in Veneto, dove Giacomo Possamai completa il trio dei delegati con i leghisti Luca Zaia e Roberto Ciambetti. Il Lazio, ancora, sarà rappresentato da Nicola Zingaretti (Pd), Marco Vincenzi (Pd) e Fabrizio Ghera (FdI). E non solo. Un altro delegato dei Cinquestelle sarà molisano, ovvero Andrea Greco, che parteciperà alla scelta del nuovo capo dello Stato con altri due esponenti del centrodestra, il governatore Donato Toma e il presidente del Consiglio regionale, Salvatore Micone. A rappresentare la Basilicata saranno, infine, il governatore Vito Bardi (FI), il leghista Carmine Cicala e il consigliere del Pd, Roberto Cifarelli.