Quirinale: la maggioranza stoppa Draghi. Il Cav alza muro: “Governo avanti fino al 2023”

Quella che a tutti è sembrata un'apertura del premier per l'elezione al Colle, non è stata digerita dai partiti.

Nessuno vuole tirare per la giacchetta Mario Draghi, ma il suo sarto avrà un bel da fare nei prossimi mesi. Perché quella che a tutti è sembrata un’apertura del premier per l’elezione al Colle, non è stata digerita dai partiti. Soprattutto quelli della maggioranza che sostiene il suo governo, che rischiano di sfilacciargli il doppiopetto pur di non farlo muovere da Palazzo Chigi: alcuni per paura che il banco salti e si vada dritti alle elezioni antipate, altri perché coltivano il sogno di salire al Colle più alto di Roma. Come Silvio Berlusconi, che – per usare le parole di Matteo Salvini – resta il “candidato in pectore” del centrodestra. Il Cav mastica amaro ascoltando Draghi e nel suo inner circle garantiscono che al massimo sarebbe disponibile a fare un passo di lato (non indietro), qualora il presidente del Consiglio accettasse di misurarsi con i voti del Parlamento. “Questo governo rappresenta una esperienza di grande successo e vorremmo continuasse, senza scossoni, sino alla fine della legislatura”, dice il leader di Forza Italia durante lo scambio di auguri con i suoi europarlamentari.

Le forze politiche scelgono di esporre i propri frontmen, così sono le fonti interne a far trapelare il pensiero dopo la conferenza stampa di fine anno del premier. La ‘batteria’ comincia con la Lega, che “conferma grande apprezzamento per il lavoro del governo” ma allo stesso tempo esprime “preoccupazione per eventuali cambiamenti che potrebbero creare instabilità“. Cambiando schieramento, anzi, voltando proprio il campo di gioco, la sostanza resta la stessa: per il Pd “bene Mario Draghi”, le fonti del Nazareno condividono pure “il giudizio che ha dato sul bilancio dell’anno a Palazzo Chigi”, ma “anche l’auspicio che ha fatto che la legislatura vada avanti fino al suo termine naturale, in continuità con l’azione di governo”.

A stretto giro, è il M5S a far sentire la propria opinione. Oltre all’apprezzamento per le parole dell’ex Bce e l’operato dell’esecutivo, il punto politico arriva senza troppi giri di parole: “C’è ancora tanto lavoro da fare, è appena stato rinnovato lo stato d’emergenza e i dati sui contagi preoccupano tutti gli italiani”. E se il concetto non fosse abbastanza chiaro, i Cinquestelle fissano anche i paletti: “Bisogna soprattutto continuare la messa a terra del Pnrr ed è importante che continui una guida capace di tenere insieme una maggioranza larga e composita”. Pertanto, i pentastellati ritengono “necessaria una continuità dell’azione di governo, per non lasciare i cittadini e le istituzioni in condizioni di ‘vacatio’, senza un governo, che comporterebbe seri problemi per tutti”.

Le attenzioni particolari sono concentrate giocoforza sulla prima forza parlamentare, che al suo interno vive una fase molto travagliata. Con Draghi al Quirinale gli equilibri rischierebbero di saltare nella maggioranza, aprendo dunque la strada delle urne. Che, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali, non sembrano dispiacere più di tanto al leader Giuseppe Conte, mentre tra le truppe il pensiero diffuso è esattamente l’opposto. Ecco perché, leggendo le notizie, in molti si sono interrogati sul perché di una linea che inchioda il premier al suo ruolo, senza nemmeno lasciare uno spiraglio ad accordi differenti, magari con un’altra personalità a guidare il governo. Non sfugge, infatti, a deputati e senatori che al momento non esiste una strategia comune con gli alleati del campo progressista, ma anzi in tanti notano il sempre più frequente scambio di cortesie tra il segretario del Pd, Enrico Letta, e il presidente di FdI, Giorgia Meloni. Qualche malpensante arriva anche a ipotizzare che al Nazareno si fidino più del capo dell’opposizione.

Che intanto incassa consensi nei sondaggi e ha mani libere per affondare il coltello nella piaga. “Più che una conferenza di fine anno, quella di Draghi è sembrata una conferenza di fine mandato”, verga in una nota Meloni. Le cui parole arrivano fino ai piani alti degli uffici della Lega in Senato. Salvini, infatti, controbatte: “Un governo che ha ben lavorato, guidato da una personalità autorevole come Draghi, credo debba poter andare avanti, perché se togli la casella più importante, del doman non vi sarebbe certezza”. E per chi non vuole proprio capire, usa anche espressioni più esplicite: “E’ un’alleanza complicata da gestire. Draghi tiene insieme tutto questo, chiunque non sia lui avrebbe molta più difficoltà”. Ergo, quando il sentiero sembrava finalmente sgombro dalle nubi dell’incertezza, ecco che improvvisamente la strada verso il Colle torna vertiginosamente in salita.