Due le certezze del segretario Pd: si può battere la destra e il governo Draghi esce più forte
Adesso Enrico Letta ha due certezze. La prima, sulla quale aveva sì scommesso tornando da Parigi pur non avendo certo il favore dei bookmakers, è che la destra “è battibile”. E’ successo a Siena, dove il segretario Pd correva in prima persona per le Suppletive ed è successo nelle grandi città al voto per le Amministrative, anche se ci sarà ancora da combattere a Roma e a Torino. “E’ una vittoria del Partito democratico e del centrosinistra”, dice sicuro il leader dem che non teme di fare paragoni impegnativi: il nuovo Ulivo può nascere oggi, ragiona con i suoi e incassa pure i complimenti di Romano Prodi, che del primo Ulivo fu l’ispiratore principale. Gli avversari sono in difficoltà ed è il momento di affondare il colpo: “Il centrodestra senza Berlusconi non esiste più”, attacca. C’è poi un’altra cosa di cui Letta è sicuro. Dopo questa tornata elettorale “il Governo Draghi è più forte”, perché le ragioni dei sovranisti hanno avuto la peggio e, soprattutto, perché le metropoli hanno scelto l’Europa.
Il segretario Pd, che presto tornerà da deputato a Montecitorio, è raggiante: “Vi confesso che sei mesi fa non avrei mai immaginato una giornata così bella”. La parola chiave, ancora una volta, è unità. Per l’ex premier è anche grazie alla rotta ‘non isolazionista’ tracciata dal suo arrivo al Nazareno che il partito è tornato “in sintonia” con il Paese. Certo, adesso non bisogna fare passi falsi. Ci sarà il turno di ballottaggio e, sottolinea Letta, “non è il secondo tempo, comincia una nuova partita”. Sarà “un turno di contrapposizione tra noi e le destre. E’ un voto che ci dà una grande responsabilità e una grande occasione storica”, evidenzia il leader.
L’orizzonte, ovviamente, è il 2023. Per vincere, è convinto il leader, bisognerà allargare ancora il campo, coinvolgere sì – “inevitabilmente” – il M5S (“fa bene solo dove è alleato con noi”, è la sottolineatura), ma anche tutte le forze progressiste e riformiste, impegnate “con responsabilità” a dare risposte concrete al Paese. Il Pd lo ha fatto sulla sanità e il green pass fino ad ora e si concentrerà su lavoro e equità sociale in un autunno che per il segretario si annuncia “molto complesso”. Nessuno steccato, quindi, anche se – ragionano i dem in Parlamento – guardando a Carlo Calenda, è lui che si è di fatto allontanato (almeno provvisoriamente) lanciando un suo progetto politico: “E’ arrivato quarto su quattro a Roma, ma la sua partita non è il Campidoglio e inizia adesso”.
Il ritorno a Montecitorio del leader, poi, coinciderà anche con le prime manovre per il successore di Sergio Mattarella. Letta non potrà contare troppo sui gruppi, scelti nel 2018 da Matteo Renzi, ma non intende certo sentirsi straniero in casa propria. “Non torno per controllare le nostre truppe”, assicura. In ogni caso, forte della vittoria, il segretario può contare sull’appoggio di Base riformista, area guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti. “Emerge la vittoria dei riformisti sulla destra, un’affermazione netta per Pd e centrosinistra. A dimostrazione – cinguetta il ministro della Difesa – che la responsabilità messa in campo in questi mesi è stata apprezzata e premiata dagli italiani. Ora avanti con serietà e unità”.
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