Omofobia, Vaticano si appella al Concordato contro Ddl Zan: tutti i nodi | LA SCHEDA

A finire nel mirino del Vaticano, secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, sarebbe stato l'articolo 7, che prevede di istituire la data del 17 maggio come 'Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia'

Una nota verbale del Vaticano esprime al governo italiano preoccupazione per il Ddl Zan, all’esame della Commissione Giustizia del Senato impugnando, per la prima volta, la revisione del Concordato. Il disegno di legge, a prima firma del parlamentare Pd Alessandro Zan, introduce delle modifiche all’articolo 604 bis del codice penale che disciplina il reato di ‘Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa’.

A finire nel mirino del Vaticano, secondo quanto anticipato dal Corriere della Sera, sarebbe stato l’articolo 7, che prevede di istituire la data del 17 maggio come ‘Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia’, per promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione e contrastare pregiudizi e violenze’. E precisa che in occasione di questa Giornata “le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa di cui al comma 16 dell’articolo 1 della legge 13 luglio 2015, n. 107, e del patto educativo di corresponsa­bilità, nonché le altre amministrazioni pub­bliche provvedono alle attività utili” al contrasto delle discriminazioni. Il comma citato della legge della Buona scuola prevede che “Il piano triennale dell’offerta formativa” assicuri “l’attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni”.

Per la nota del Vaticano quindi, non esentando le scuole private dalle attività da organizzare per la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia e la transfobia, si metterebbe in discussione la libertà di organizzazione della Chiesa sancita dalla revisione del Concordato e si attenterebbe in generale alla “libertà di pensiero” dei cattolici.

Il Vaticano, quindi, si appella all’articolo 2 dell’accordo di Villa Madama (la revisione del Concordato), stipulato nel 1984 tra l’Italia e la Santa Sede per modificare i Patti Lateranensi del 1929. L’accordo regola in 14 articoli le condizioni della religione e della Chiesa in Italia. Al secondo punto, in particolare, tutela “le garanzie in ordine alla missione salvifica, educativa e evangelica della Chiesa cattolica”.

La Repubblica italiana riconosce alla Chiesa cattolica la “piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione – si legge al comma 1 -. In particolare è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio del culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica”.
Ugualmente, al comma 2 assicura la “reciproca libertà di comunicazione e di corrispondenza fra la Santa Sede, la Conferenza Episcopale Italiana, le Conferenze episcopali regionali, i Vescovi, il clero e i fedeli, così come la libertà di pubblicazione e diffusione degli atti e documenti relativi alla missione della Chiesa”. Garantisce quindi, al comma 3, ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la “piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.