Scontro politico sullo stabilimento di Taranto dopo la sentenza di condanna della Corte d'Assise per disastro ambientale

La Regione Puglia e il Comune di Taranto chiedono lo stop immediato dell’area a caldo dell’ex Ilva, dopo la sentenza di condanna della Corte d’Assise per disastro ambientale, mentre il ministro dello Sviluppo economico invita ad aspettare la pronuncia del Consiglio di Stato sul futuro dello stabilimento.

“Rispettiamo la sentenza, manca la pronuncia del Consiglio di Stato per avere il polso della situazione”, dice il ministro Giancarlo Giorgetti. “A quel punto sarà possibile capire in che quadro giuridico lo Stato, in qualità di azionista, potrà operare”, spiega. “Servono certezze per dare una prospettiva di crescita e sviluppo a Ilva e all’acciaio in Italia”.

Sullo stop all’area a caldo dell’ex Ilva di Taranto non sembrano disposti a fare un passo indietro il governatore della Puglia, Michele Emiliano, e il sindaco della città, Rinaldo Melucci. Lo aspettano i comitati nati per dare voce ai bambini che non ci sono più, a quelli ricoverati in ospedale e alla città che vuole voltare pagina. Per tutti, la sentenza è storica: uno spartiacque fra ciò che è stato e ciò che non deve più essere.

“La sentenza deve essere la guida per le decisioni che il Governo deve prendere con urgenza: gli impianti a ciclo integrato, che hanno determinato la morte di tanti bambini, devono essere chiusi per sempre”, sottolinea. “La Regione Puglia, parte civile, ha ottenuto una provvisionale di 100mila euro e quindi ha titolo per iniziare una causa civile contro chi ha provocato il danno. Sarà guerra senza quartiere a tutti coloro che hanno colpevolmente sottovalutato o agevolato i reati commessi”, promette Emiliano.

In aula, alla lettura del dispositivo c’era il sindaco Melucci: “E’ stata una strage, lunga decenni, per il profitto. Oggi lo Stato riconosce le sofferenze dei tarantini e gli abusi che si compiono per l’acciaio”, dice. “Da questo momento nessun esponente di Governo potrà più affermare che a Taranto ci si ammala e si muore di più perché consumiamo troppe merendine o troppe sigarette, oppure perché le statistiche e gli studi non sono fondati”, afferma il primo cittadino.

“Non saremo un Paese credibile e giusto se all’interno del Pnrr a partire dall’ex Ilva, non avvieremo una vera transizione ecologica. Torno a invitare il presidente Draghi a convocare con urgenza il tavolo per l’accordo di programma. Mi auguro che il Consiglio di Stato, chiamato a discutere la sentenza del Tar Puglia, che conferma l’opportunità della mia ordinanza sulla chiusura dell’area a caldo, possa tenere debito conto delle risultanze di questa giornata”, conclude il sindaco Melucci.

Il comitato giustizia per Taranto: “Punto di partenza per dare spallata alla fabbrica assassina”. Il comitato Ambiente e Salute: “I tarantini vedono le loro sofferenze e l’insopportabile numero di lutti, soprattutto di bambini, presi in carico dalla giustizia”. In mattinata il Codacons ha presentato un esposto in procura per chiedere indagini sugli attuali livello di inquinamento.

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