Omofobia, M5S trova firme: ddl Zan vada in aula. Oggi testo alternativo Lega

Matteo Salvini, però, ha già pronta la controstrategia

Superare gli ostacoli della commissione Giustizia e andare dritti in aula. È questo l’obiettivo per sbloccare l’impasse sul ddl Zan, su cui si è aperto un braccio di ferro all’interno della maggioranza tra il blocco Pd-M5S-Leu-Iv e quello composto da Carroccio e Forza Italia, supportati dall’alleato di centrodestra FdI, anche se dai banchi dell’opposizione. “Abbiamo già raccolto le 33 firme di senatrici e senatori, un decimo dei componenti del Senato, necessarie a richiedere che il disegno di legge contro l’omotransfobia venga esaminato direttamente dall’assemblea di Palazzo Madama, senza passare per la commissione Giustizia, dove l’ostruzionismo della Lega si trascina da settimane”, annuncia la portavoce Cinquestelle, Alessandra Maiorino. Al momento le firme sono tutte del gruppo M5S, ma “nelle prossime ore chiederemo a tutti gli esponenti delle altre forze politiche di sottoscrivere la richiesta”, spiega la senatrice romano.

Matteo Salvini, però, ha già pronta la controstrategia. Per tutto il giorno, in ogni occasione, pubblica o privata, ha sventolato una cartella con dei fogli, spiegando di avere tra le mani il testo della proposta di legge contro l’omotransfobia elaborata dalla Lega. Il provvedimento alternativo al ddl Zan sarà presentato oggi, assicurano dal Carroccio. Ma sui contenuti c’è ancora riserbo. Le uniche cose che trapelano, per ora, è che si tratta di un “testo snello, che inasprisce le pene togliendo la questione dei bambini, della scuola e tutto ciò che comporta la censura e i reati di opinione”. Una mossa che non convince per niente in primis Alessandro Zan, il deputato del Pd primo firmatario del disegno di legge contestato dalla destra. “Dov’è la coerenza, prima dicevano che le priorità erano altre, adesso presentano una loro legge alternativa a quella che è stata approvata alla Camera con una larga maggioranza dei deputati. Vedo questa come una grande trappola”.

Solo poche ore prima, il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari, aveva spiegato le ragioni dei rallentamenti nell’iter del disegno di legge. “Come qualsiasi altro testo, non si può imporre, le commissioni permanenti sono state istituite per lavorare. Fare come se non esistessero, costituirebbe un gravissimo precedente”. Giovedì sarà incardinato il testo e “stenderò la relazione relativa a tutti i testi sul tavolo e aprirò la discussione. Se qualcuno vuole sfuggire al confronto, lo dica. Ma non mi si accusi di aver rallentato l’iter: la sinistra ha dormito dai primi di novembre fino a gennaio 2021, mentre invitavo i capigruppo a considerare le criticità del ddl”.

Sul merito del provvedimento, interviene anche la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone, che prova a spingere sull’acceleratore: “L’approvazione del ddl Zan non lede i diritti di nessuno. Il punto è evitare che anche tramite social si inasprisca il clima di odio, ma c’è una clausola che salva il reato di opinioni, non è una legge bandiera ma di sostanza effettiva”. Lo scontro politico, però, è solo all’inizio.