Governo, video Durigon: È caos in maggioranza. M5S chiede dimissioni

Il sottosegretario leghista nella bufera per le sue parole sull'inchiesta relativa ai fondi del Carroccio: "Chi fa le indagini lo abbiamo messo noi"

E’ bufera sul video rubato di Fanpage, che cattura Claudio Durigon mentre confida: “Il generale che fa le indagini lo abbiamo messo noi“. Si tratta dell’inchiesta sui 49 milioni di fondi della Lega spariti, su cui stanno lavorando due procure, quella di Genova e di Milano. E la talpa che dovrebbe favorire il Carroccio dovrebbe essere un dirigente della guardia di finanza.

Il sottosegretario al Mef finisce, quindi, nell’occhio del ciclone degli ‘alleati’ , che chiedono al leghista “chiarezza e trasparenza”, irrompendo a palazzo Chigi e creando non poco “imbarazzo e malessere”. L’aspettativa, filtra sia dal partito democratico che da M5S, è quella delle dimissioni dell’uomo del Carroccio, ma Durigon non ci pensa neanche. Anzi “continua a lavorare tranquillamente” sui dossier che gli sono stati affidati, riferiscono dal partito, come il decreto legge sostegni e in merito al video ha già dato mandato al suo avvocato di procedere per almeno “dieci querele”. In ambienti di via Bellerio si parla di killeraggio mirato ed ideologico. Il sottosegretario non è infatti “indagato”, rimarcano, l’unico processo che si sta svolgendo è sulle basi di immagini rubate, montate ad arte per insinuare conclusioni che non hanno alcuna fondatezza investigativa. Lo stesso Salvini difende il suo uomo al governo “mi sembra surreale”, e attacca: “Secondo me i 5 Stelle si stanno agitando tanto per nascondere i problemi in casa Grillo, su cui non do giudizi”.

I primi ad alzare la voce sul caso sono infatti i 5Stelle che in un post al vetriolo puntano il dito sul sottosegretario che “getta ombre sulla guardia di finanza“, chiedendo “chiarezza” in quanto “le parole di Durigon sono comunque incompatibili col ruolo che oggi ricopre”. E la richiesta di dimissione da parte dei 5Stelle è scandita anche nell’aula del Senato. Il pressing è serrato, dunque, mentre il silenzio dal Carroccio è granitico. Cominciano infatti a circolare voci, tra i corridoi dei palazzi della politica, su una mozione di revoca, a cui sta lavorando Alternativa c’è (gruppo composto da ex M5S). Nel caso specifico potrebbe infatti anche bastare il solo “invito al ministro al ritiro delle deleghe al suo sottosegretario”, per cui servono sicuramente meno firme rispetto alla sfiducia individuale al titolare di un dicastero (32 al Senato e 63 alla Camera).Il dibattito si accende e alla Camera la tensione arriva alle stelle tra Lega e 5Stelle. Eugenio Saitta chiede infatti che il ministro dell’Economia, Daniele Franco, riferisca sulle dichiarazioni di Durigon, scatenando la replica del leghista Edoardo Ziello: “Pensate a quello che ha detto la sottosegretaria Macina”. I decibel superano il consentito, con deputati leghisti e pentastellati che al centro dell’aula arrivano quasi alle mani, costringendo i commessi ad intervenire e la vicepresidente Maria Edera Spadoni a sospendere la seduta.

La faccenda poi potrebbe complicarsi, con Fanpage pronta a mettere in rete nuove puntate del caso Durigon. Tanto che il leader di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, chiama in causa il premier Mario Draghi. “Chiediamo al presidente di fare chiarezza e pulizia – annuncia – Presenteremo un’interrogazione parlamentare perché il governo risponda alle troppe pagine oscure in questa vicenda.”. “Per ora”, rimarcano fonti di palazzo Chigi interrogate sulla vicenda, il presidente del Consiglio non intende intervenire e la vicenda non è stata trattata neanche durante la riunione del Consiglio dei ministri.