La sintesi, a sera, al Nazareno suona più o meno così. “Per il Pd ci sono due strade, due ‘piani C’: o Conte o Cartabia elettorale”. Avanti con i responsabili, quindi. E porta definitivamente chiusa nei confronti di Matteo Renzi. Il partito, su questo, è compatto e anche sui social la base mette in atto una vera e propria rivolta contro l’ex segretario.
In Parlamento si tenta un’operazione che sembra avere dell’impossibile: derenzizzare Italia viva, mandare il leader all’opposizione (“Toglierselo dalle balle”, è il virgolettato forse poco politically correct) e offrire un futuro da ‘costruttori’ a parte dei suoi, ottenendo così il doppio vantaggio di indebolire (definitivamente?) il senatore di Rignano e garantire al Conte ter una maggioranza più stabile, nei numeri ma soprattutto nei nomi – e vale più per gli assenti che per i presenti.
Lo dice chiaro Nicola Zingaretti, che parla di “inaffidabilità politica” legata al presente, ma destinata a mostrarsi in futuro “in qualsiasi scenario si possa immaginare” e in ogni “nuova possibile ripartenza”.
Meglio affidarsi ai ‘costruttori’, quindi. Certo, per il Nazareno alcuni paletti restano. Impossibile mettere il terzo Governo della legislatura in mano a ‘responsabilità individuali’: serve un gruppo strutturato, che costituisca una nuova anima della maggioranza e la metta al riparo da turbolenze e scossoni fino al 2023. Gli sherpa che lavorano al dossier sono ottimisti: la strategia dovrebbe essere quella di mettere insieme una decina di senatori, ‘pescando’ tra i centristi di FI, il gruppo Misto e il Maie (sfruttando magari il simbolo delle Autonomie) e ‘bussare’ alla porta dei renziani con un messaggio chiaro che suonerebbe più o meno così: “Noi la maggioranza ce l’abbiamo anche senza di voi. Volete continuare a farne parte?”.
La garanzia di vincere la scommessa, ovviamente, non c’è. I Dem intendono spendersi responsabilmente al fianco del premier, ma ragionano anche su altri scenari, nel caso la ‘conta’ dovesse andar male. A quel punto, per il Nazareno, o almeno per Zingaretti, il rischio che si arrivi al voto anticipato a giugno non è da escludere. Anzi. Il nome di Marta Cartabia è quello che viene fatto per guidare un esecutivo elettorale per arrivare alle urne. Nonostante le difficoltà di portare il Paese a elezioni in piena epidemia, il bicchiere sembra essere mezzo pieno. I sondaggi attuali garantirebbero al Pd di perdere meno parlamentari di quanto non farebbero gli altri gruppi, nonostante la riduzione degli eletti. Non solo, se a quel punto Conte assumesse la guida del M5S e si riuscisse a dar vita a un’alleanza elettorale ‘con una visione di Paese’, c’è chi non esclude di potersi giocare la partita con il centrodestra. Fantapolitica, certo.
Almeno per ora. Anche perché se invece i pentastellati, messi di fronte al ‘precipizio urne’, dovessero decidere di abbandonare Conte (senza perdere troppi uomini nell’operazione), il Pd potrebbe pensare di mandare un proprio uomo a palazzo Chigi. Anche in questo caso, periodi ipotetici (ancora) troppo irreali. Ma la politica – si sa – è l’arte del possibile.