Il partito di Matteo Renzi minaccia la crisi. Il premier: "Non possiamo tardare oltre"
Il tempo è scaduto. Sul Recovery plan serve un colpo di acceleratore per non rischiare di arrivare al confronto con l’Europa senza un piano definito. Il muro alzato da Italia viva sembra aver sortito gli effetti sperati, tant’è che dal dibattito sembrano spariti i riferimenti alle task force o alle strutture piramidali, per lasciare spazio alla sovranità del Parlamento. Il premier, Giuseppe Conte, che ieri ha già visto la delegazione di M5S e Pd assieme ai ministri Roberto Gualtieri ed Enzo Amendola, e oggi completerà il giro con Iv e Leu, rivede la strategia e conferma che i progetti saranno discussi “con le Regioni e le parti sociali” per poi “mandare tutto al Parlamento per acquisire tutti i suggerimenti necessari ad elaborare il processo nella sua versione definitiva, che dovrà tornare in Aula”.
L’unico punto su cui batte Conte è la celerità. “Dobbiamo assolutamente riprendere con la massima lena la discussione sul recovery plan italiano. Non possiamo tardare oltre”. Il capo dell’esecutivo apre a tutto tondo “nel merito”, purché si faccia una sintesi “efficace”. Questo perché “ne va della credibilità del Paese in Europa”. Del resto, in ballo ci sono ben 209 miliardi di fondi Ue. Il problema, semmai, è che restano alcuni punti su cui la maggioranza è divisa. “Li affronteremo davanti a un tavolo, con la collegialità che richiede un progetto del genere”, sintetizza il capodelegazione dei Cinquestelle, Alfonso Bonafede, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. I pentastellati concordano sul fatto che bisogna fare presto, ecco perché hanno chiesto esplicitamente di costituire “un gruppo che lavori al Recovery plan in vista dell’approvazione in Cdm”. Un tavolo che sintetizzi i vari desiderata. Ad esempio, il Movimento – che già condivide svolta green, digitalizzazione, scuola e inclusione sociale -, ritiene “irrinunciabile” la proroga del Superbonus fino al 2023.
I dem, dal canto loro, ribadiscono ciò che il segretario, Nicola Zingaretti, il suo vice, Andrea Orlando, e i ministri dicono ormai da giorni: bisogna velocizzare la discussione su Recovery plan, dando il via libera alla bozza (quella modificata) in Consiglio dei ministri, per poi discuterne in Parlamento e con parti sociali e imprese. Stilando un cronoprogramma preciso e puntuale sulle cose da fare. Un po’ quello che chiedono i sindacati: “Sul Recovery Fund la seconda chance non c’è, il governo deve coinvolgerci in fretta”, avvisa infatti la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan.
Prima di tirare una riga, però, Conte deve capire quale sarà posizione assumeranno Renzi e i suoi. Oggi non ci sarà il confronto diretto con il premier – gli incontri sono ministri, capigruppo e capidelegazione di ogni partito di maggioranza -, ma la voce del senatore toscano arriverà. E stando ai segnali di fumo della vigilia, si intravede una luce in fondo al tunnel. Per dirla con le parole di Ettore Rosato, le aperture di Conte sono state accolte con favore, perché anche in Iv “siamo molto interessati a non sprecare queste risorse” del Recovery fund. Chiara anche la posizione di Leu, che chiede di discutere “nel merito della ripartizione dei fondi e sulla governance del Recovery fund”, senza che venga usato “come arma dialettica per picconare il Governo”, ammonisce il capogruppo alla Camera, Federico Fornaro. Le lancette dell’orologio corrono veloce, Bruxelles non attenderà in eterno.
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