Il momento è delicato e le tensioni si tagliano con il coltello. A poche ore dal varo delle nuove misure per il contenimento dei contagi da Coronavirus nel periodo delle festività natalizie, si apre una frattura tra governo e Regioni. L’accusa rivolta a Palazzo Chigi è di aver ‘bruciato’ ogni confronto sulle restrizioni, che gli enti locali hanno solo letto nel decreto Natale, approvato mercoledì sera in Cdm senza possibilità di dire la propria. Da queste motivazioni nascono lo “stupore e rammarico” delle Regioni “per il metodo seguito dall’esecutivo”, sottolineando che questo modo di fare “contrasta con lo spirito di leale collaborazione” che ha caratterizzato la strategia di contrasto alla pandemia finora. Un ‘j’accuse’ che cozza con la replica del premier, Giuseppe Conte, che parla di “confronto proficuo” provando a sminare il campo.
Ma c’è un passaggio che fa proprio attrito con il pensiero dei governatori, cioè quando afferma: “Abbiamo raccolto le loro osservazioni sulla bozza del Dpcm”. La linea che passa, infatti, è quella del governo, dunque il divieto di passare da una regione all’altra e nei giorni più intensi, 25-26 dicembre e 1 gennaio, nemmeno tra comuni (anche se, assicura il premier, tra i motivi di necessità è compresa la cura di persone non autosufficienti). E’ il punto di contrasto più ruvido. “Servono misure eque, non si può fare questa disparità tra un comune di poco più di 100 anime e Roma che ha 2,8 milioni di abitanti”, tuona il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ricordando di aver avanzato la proposta di consentire la mobilità “almeno su base provinciale”. Sulla stessa lunghezza d’onda è il governatore della Liguria e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, che picchia duro: “Trovo assai scorretto che il governo adotti certe misure senza neppure parlarne con gli enti locali”. Ma è un coro quello che si leva contro Roma, a cui si uniscono anche Attilio Fontana e Luca Zaia. Mentre Conte rassicura: “In un paio di settimane tutta Italia sarà gialla. Il sistema delle Regioni colorate funziona, le misure che adottiamo sono adeguate e proporzionate al rischio effettivo, senza ulteriori penalizzazioni”.
Il nervosismo mai come questa volta è trasversale e, oltre al centrodestra che occupa l’aula della Camera protestando perché voleva che il Dpcm fosse presentato in Parlamento prima che in tv, la maggioranza dà segni di insofferenza. A Iv proprio non vanno giù le limitazioni. Le definisce “incomprensibili” la capodelegazione, Teresa Bellanova, che invita al “buonsenso”, permettendo “alle persone il giorno di Natale di non essere consegnate alla solitudine più nera”. Esattamente la linea di 25 senatori del Pd che, in una lettera al capogruppo Andrea Marcucci, gli chiede di “attivarsi con il governo affinché lo spostamento tra Comuni nelle giornate del 25-26 dicembre e 1 gennaio possa avvenire per consentire a persone che vivono in comuni medio piccoli di ricongiungersi per poche ore con i propri familiari”. La risposta arriva a stretto giro di posta, ma non è quella che i dem si aspettavano. “Coprifuoco e stop spostamenti punti inamovibili”, chiude il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia. Che pure alle Regioni risponde a tono: “Risulta incomprensibile il vostro stupore per l’utilizzo del decreto anziché del dpcm su questioni abbondantemente conosciute”.
Sempre restando sugli enti locali, un altro punto controverso è rappresentato dalla scuola, perché al netto della ripresa delle lezioni a partire dal 7 gennaio, “non risulta chiaro quando e come debba invece ripartire la didattica integrata e quale sia la popolazione interessata”. Anche in questo caso, la replica arriva in tempi record, con la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che chiede e ottiene una modifica in corsa al Dpcm: così dal 7 gennaio il primo ciclo sarà in presenza al 100%, mentre le superiori al 75.
Ai governatori sembra, poi, “incongrua” anche “la soluzione che siano i Prefetti a presiedere i tavoli di coordinamento”. Posizione non condivisa, invece, dai sindaci. Per i quali – dice il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, durante la riunione con Conte – proprio questa presenza può aiutare a risolvere le difficoltà, come lo scaglionamento degli orari di ingresso e uscita da scuola, ad esempio. Intanto il tempo stringe e il Natale si avvicina. Ma il dado sembra tratto.