La sindaca M5S scioglie la riserva
Una "scelta dolorosa", dettata dalla necessità di coerenza. Da ormai diverse settimane si attendeva il momento in cui la sindaca di Torino, Chiara Appendino, avrebbe sciolto la riserva sulla sua ricandidatura per il 2021. E così, in un martedì qualunque, l'ha fatto, prima sui social e poi in conferenza stampa: niente corsa come prima cittadina alle prossime elezioni comunali. A pesare sulla decisione, racconta lei stessa, la condanna a sei mesi per falso in atto pubblico. Sebbene Appendino ricorrerà in appello, "le tempistiche per arrivare a sentenza, vanno oltre la scadenza elettorale del 2021", e quindi "la condanna, anche se di lieve entità e per i motivi che conoscete, resta tale. E in politica, prima di ogni cosa, bisogna essere coerenti con i propri principi. E io continuerò ad esserlo, rispettando le regole con cui mi sono candidata nel 2016". Da qui la decisione di "un passo di lato". Non indietro, c'è da sottolineare. Perchè le parole sono importanti. Da una parte questo vuol dire che la sindaca ha intenzione, da oggi a giugno prossimo, di continuare a lavorare per la città "con ogni energia, affinché i progetti avviati vengano portati avanti da chi verrà dopo di me". Ma è difficile non pensare che in 'quel lato' in cui andrà ci potrebbe essere un qualche altro posto per lei in seno al Movimento 5 stelle, dal quale al momento si è autosospesa. Lei, per ora, non vuole sentirne parlare: "Mi era stato chiesto di fare il ministro e avevo rinunciato per coerenza con il mio percorso. Non è che ogni volta che si dichiara un passo di lato significa che si fa per un'altra poltrona. I prossimi 8 mesi saranno impiegati sulla città per chiudere quello che abbiamo iniziato. Si fa politica finchè si è coerenti con se stessi. Continuerò a fare politica, ma il passo di lato non significa che ci debba essere qualcosa lontano dalla mia città".
Di certo, però, nella mattinata che ha preceduto l'annuncio ha sentito il suo capo politico Vito Crimi, Beppe Grillo e Davide Casaleggio per informarli della decisione presa. Non Luigi Di Maio, però. O almeno, la sindaca non lo nomina. Ma lui ribadisce su Facebook che "è una risorsa per tutto il MoVimento 5 Stelle. E continuerà ad esserlo". Da parte sua il Movimento le mostra, ancora una volta, la sua vicinanza, addirittura definendola "un esempio". I senatori piemontesi pentastellati Alberto Airola, Susy Matrisciano e Elisa Pirro ne elogiano il "lavoro eccezionale", insieme alla coerenza e alla trasparenza. E poi c'è Vito Crimi, che la definisce una "preziosa, insostituibile, risorsa". Magari destinata a qualcosa di diverso rispetto alla carica di sindaca di Torino.
Ma è ancora troppo presto per pensarci. Prima ci sono gli ultimi mesi da prima cittadina, nei quali si inserisce anche il processo per i fatti di piazza San Carlo, nodo più delicato per Appendino e prima del quale, probabilmente, ha deciso di dare l'annuncio della non candidatura. E il motivo, fra le righe, è lei stessa a dirlo: "Forse è il momento che non si parli più di Appendino. E' arrivato il momento che i partiti inizino a parlare del futuro della città. Questa città non può tornare indietro su scelte coraggiose come quelle sull'ambiente o i diritti. E' il momento che ognuno metta da parte gli interessi di bottega e i personalismi. Appendino non è più al centro, forse era anche facile che ci fossi sempre io al centro. Ora l'oggetto della discussione deve essere la città e il suo futuro. E siccome i torinesi hanno dimostrato grande responsabilità, e ce ne sarà bisogno ancora, sono certa che le forze politiche avranno la stessa responsabilità. Non si parli più di Chiara Appendino ma di Torino". Questo l'auspicio, anche in chiave futuro candidato. E per i pentastellati a Torino si riapre la ricerca, con o senza il centrosinistra.