Ultimatum dell'esecutivo alla società del gruppo Benetton

Nuove condizioni entro dieci giorni o il governo valuterà la revoca. L’irritazione del governo nei confronti di Aspi trapela all’indomani delle nuove lettere inviate dalla società, e al termine di un vertice pre Cdm con Giuseppe Conte, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e la titolare dei Trasporti, Paola De Micheli. La deadline fissata dall’esecutivo scadeva proprio il 30 settembre e ieri è arrivato l’ ultimatum: entro dieci giorni si riunirà il governo per valutare come procedere, ma se non ci saranno nuove condizioni si valuterà la revoca.

Invece di mostrare collaborazione, è il ragionamento dell’esecutivo, dalla società e stato messo in piedi ‘un atteggiamento volutamente dilatorio e strumentale’. Ha preso in giro il Paese, lamentano a palazzo Chigi. A oggi rimane insoluto il nodo della manleva, ossia la garanzia che il futuro acquirente non possa ereditare gli oneri civili sui danni derivanti dalla caduta del ponte Morandi di Genova dell’agosto 2018. Cdp la richiede come conditio qua non per l’operazione, mentre per la holding di Ponzano Veneto è un obbligo contrattuale “inaccettabile” e non contenuo nella lettera di impegni che ha dato vita all’accordo del 14 luglio.

Fonti di Atlantia nella serata di mercoledì, hanno lanciato un ultimo appello a Palazzo Chigi: “Noi continueremo ad agire in totale buona fede, affinché possa essere trovata una soluzione equa, ragionevole, di mercato. La società confida nella capacità di mediazione e nell’equilibrio del Presidente Conte e del suo Governo, considerandolo un riferimento di garanzia per tutti”. Poi un passaggio sulla revoca, una decisione che provocherebbe “un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro, oltre al blocco degli investimenti. Verrebbero così messi a serio rischio 7mila posti di lavoro”. Secondo fonti della controllante di Aspi, finora ogni richiesta del governo “è stata integralmente accettata”. Nello specifico ’ 3,4 miliardi di euro come importo compensativo per il Morandi, l’ok al nuovo sistema tariffario voluto e l’incremento annuo massimo delle tariffe dell’1,75%. Per i Benetton da parte del Governo non ci può essere alcuna indicazione che obbliga la vendita di Autostrade alla Cassa, perché per la cessione di Aspi si seguirà un “processo trasparente di mercato” da portare in Cda e , si spiegava già nella nota del Cda di ieri, “l’imposizione dell'obbligo di cedere Aspi a Cdp esula dalle facoltà riconosciute al Concedente, ai sensi della Convenzione Unica in vigore".

Questo però cozza con gli accordi del 14 luglio, che mirava a rendere Aspi pubblica con l'ingresso, appunto, di Via Goito e la nazionalizzazione de facto con la cessione diretta della partecipazione dell'88% in Aspi a Cdp e a investitori istituzionali. L’esecutivo ha ribadito a più livelli e da mesi che la revoca è sempre rimasta sul tavolo, anche se una eventuale guerra giudiziaria sulle concessioni potrebbe causare danni per miliardi di euro.

“Questa società dovrebbe mettersi in ginocchio e cospargersi il capo di cenere, siamo scandalizzati da tanta arroganza, siamo anche molto amareggiati che tanti italiani non comprendano la portata di questo gesto che ha il significato di schiacciare con un piede tutte le nostre teste di cittadini, è una vergogna”, è la reazione amara sulla vicenda di Egle Possetti, presidente del Comitato ricordo vittime Ponte Morandi.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata