Referendum, esulta Di Maio: Boomerang per chi voleva colpire me e governo

Il leader Cinque stelle: "È un segnale positivo di riavvicinamento tra politica e cittadini"

Luigi Di Maio non riesce a contenere l'entusiasmo dopo la vittoria al Referendum sul taglio dei parlamentari. Il trionfo è suo politicamente, anche se davanti alle telecamere e sui canali social divide i meriti con i colleghi del M5S, gli alleati, ma soprattutto gli elettori. "È un segnale positivo di riavvicinamento tra politica e cittadini, per la prima volta le proposte delle due parti coincidevano. Il risultato non era scontato, è una vittoria di tutti, di tutto il Paese. Una vittoria del popolo".

Il ministro degli Esteri si è speso in prima persona nella campagna elettorale, girando piazze e strade, battendo palmo a palmo soprattutto il Sud, solo due anni fa zoccolo duro pentastellato, che ai tempi del governo gialloverde con la Lega si era pericolosamente allontanato. Di fatto, facendo scendere le quotazioni anche con leader M5S. Questa vittoria, però, rilancia anche le sue quotazioni: "Per alcuni che volevano far cadere il governo è stato un boomerang, negli ultimi giorni molte forze si sono riunite attorno al No per colpire il governo e il sottoscritto".

Incassato il taglio degli eletti, il prossimo passo sarà quello di aprire il fronte per la riduzione degli stipendi dei parlamentari. Come conferma il capo politico dei Cinquestelle, Vito Crimi: "E' il prossimo step, ma andremo avanti anche sul conflitto di interessi e non ci fermeremo". Il M5S, dunque, esce rafforzato dal referendum, così come gli alleati del Pd, che tengono botta anche sulle Regionali: "Con la vittoria del sì, prende il via una stagione di riforme", esulta Nicola Zingaretti. Che garantisce: "Faremo di tutto affinché vada avanti spedita".

Se la maggioranza ride, le opposizioni non fanno alcun dramma. Ufficialmente, infatti, anche Lega e Fratelli d'Italia hanno sostenuto il Sì, mentre Silvio Berlusconi ha lasciato libertà di coscienza in FI. "Gli italiani confermano la decisione presa dal Parlamento, con il contributo determinante di FdI, di ridurre il numero dei parlamentari", interviene Giorgia Meloni a risultati acquisiti. La butta in politica, invece, Matteo Salvini, che mette nel mirino i suoi ex alleati di governo: "Se è finita 70 a 30 vuol dire che abbiamo fatto bene a votare quattro volte per il taglio – sostiene il leader del Carroccio -. A questo punto ci sono 300 parlamentari più del previsto e la prima forza politica, sulla carta, in Parlamento di fatto non esiste più in alcune regioni italiane, è stata cancellata".

I Cinquestelle sono l'obiettivo anche di Mariastella Gelmini, che prova a spegnere gli entusiasmi del responsabile della Farnesina: "La vittoria del Sì, per la dimensione in cui si sta profilando e per la partecipazione che si è registrata, non è certamente la vittoria di Di Maio o del Movimento 5 Stelle. In Parlamento, pur rilevando moltissime criticità, un largo schieramento di forze ha approvato la riforma costituzionale". Ma arriva anche l'onore delle armi dei comitati per il No, in particolare di quello dem, che ammette la sconfitta ma non vede la disfatta: "Siamo partiti da cifre irrisorie ma le nostre ragioni hanno convinto un terzo degli elettori". La discussione ora si sposterà sulla seconda parte del piano di riforme, a partire dalla legge elettorale. E anche qui si preannunciano giorni caldissimi.