Hanno vinto gli 'sceriffi', nuovo punto di riferimento di un elettorato spaesato e impaurito

 La tornata elettorale delle Regionali 2020, la prima post-Covid, ha incoronato loro come nuove star incontrastate della politica italiana: i governatori. Da grigi amministratori di questioni minori, complice l'emergenza coronavirus e la confusione totale nell'agone nazionale, sono diventati protagonisti indiscussi della scena. Zaia, Toti, Emiliano, De Luca: "Hanno vinto gli sceriffi" ha commentato uno sconsolato Caldoro che dal governatore uscente campano è stato triplicato nei risultati. La mappa del voto disegna sì un'Italia divisa ancora, e una ennesima volta, in due. Centrodestra imbattibile al Nord, che non sfonda al Sud, centrosinistra che si afferma nel Centrosud – con l'eccezione delle Marche – e che non riesce a dialogare con il Settentrione.

 Una cartina geografica confusa anche dalla diaspora dell'elettorato 5 Stelle, andato a nutrire schieramenti opposti dalla Liguria alla Campania, passando per la Puglia e la Toscana. Ma la variabile indipendente sono stati loro, i presidenti, Zingaretti e Bonaccini inclusi, che hanno guadagnato via via voce e fama in un drammatico vuoto di leadership nazionale e di bisogno di punti di riferimento forti ed a portata di mano, sentimento che il rifugio nel localismo da lockdown ha moltiplicato in modo esponenziale. Vincono quindi gli uomini e molto meno i partiti, le liste personali hanno spesso surclassato quelle d'apparato, hanno trionfato profili che nel loro curriculum di appartenenza si sono ritagliati il privilegio di essere tutto e il contrario di tutto, leghisti ma avversari di Salvini, Dem ma ferocemente critici del PD, ammiccando magari ai 5S, Forzisti poi leghisti poi forzisti di nuovo. "Una vittoria né di destra né di sinistra ma di popolo", ha scandito De Luca con quella sua retorica che piace in modo trasversale.

 Leadership e un bel pizzico di populismo, tessera ma anche indipendenza, di pensiero e di azione. Saranno comunque un grattacapo prima che risorse per il Governo, quello giallorosso oggi e quello che sarà domani: contenere e declinare localismi e velleità di ampie autonomie con le priorità e le esigenze nazionali. Scenari complessi già visti nello stato di emergenza Covid, con un organo prima semisconsosciuto come la Conferenza Stato Regioni, divenuto centro nevralgico della gestione crisi. Prossimo terreno di confronto sarà destinazione e impiego del fiume di denaro in arrivo da Bruxelles, Conte festeggia in queste ore la stabilità ritrovata, che rischia di poggiare però su pilastri riottosi e poco governabili. I risultati usciti dalle urne di questo primo giorno di autunno potrebbero essere prodromo di una nuova fase politica con nuovi scenari e protagonisti.

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