Il premier torna a parlare. Sull'ex presidente della Bce: "E' stanco". E si esprime positivamente su un altro mandato di Mattarella al Quirinale

E’ rimasto in silenzio per tutta la seconda metà di agosto. Ma ora Giuseppe Conte si riprende la scena e lancia un avvertimento chiaro a chiunque pensi di bombardare il suo governo, dalle opposizioni come dalla maggioranza, usando i risultati delle prossime elezioni regionali: Non avranno incidenza. La blindatura arriva proprio alla vigilia dello stop ai sondaggi, ma gli ultimi rilevamenti sono tutt'altro che confortanti per il premier e la maggioranza. Il rischio di un 5-1 del centrodestra è concreto, anche se in questa tornata non si è affatto realizzato l'accordo strutturale tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle, nonostante il voto della piattaforma Rousseau e i ripetuti, accorati appelli del capo del governo. Solo in Liguria il candidato governatore è condiviso tra i principali partiti della coalizione, ma le chance di battere Giovanni Toti sono davvero poche al momento. Parla di "lotta impari" Conte, spiegando: "Abbiamo un centrodestra che si presenta unito e forze di maggioranza che vanno per lo più in ordine sparso".

Il premier ha anche un altro sassolino nella scarpa da togliersi e non ci gira attorno. Alla domanda su Mario Draghi, infatti, risponde: "La mia sensazione è che quando si invoca il suo nome lo si tiri per la giacchetta. È una persona di valore, un'eccellenza per i ruoli che ha ricoperto". Conte rivela di avergli parlato della sua idea di candidarlo alla presidenza della Commissione Ue, sentendosi però rispondere di no: "Lo incontrai e mi disse che era stanco e non si sentiva pronto per questa esperienza".

Dell'ex presidente della Bce spesso si sente parlare in chiave Quirinale, come successore di Sergio Mattarella, ma l'opinione del capo del governo è di una conferma dell'attuale inquilino del Colle: "Se ci fossero le condizioni da parte sua per accettare un secondo mandato, lo vedrei benissimo". Ma il pensiero è concentrato su Palazzo Chigi, perché a stretto giro di posta dovrà concludere il lavoro sul Recovery plan, da mandare poi in Europa dove si dovranno sbloccare i 209 miliardi previsti dal piano Next generation Eu. Il clima è ottimista (soprattutto dopo aver trovato il chiarimento con Luigi Di Maio) Ma quei soldi, precisa, non serviranno "per poter abbassare le tasse". Così come resta alto il muro sul Mes, per il quale resta "laico" l'atteggiamento: ne discuterà col Parlamento, anche perché il ministro della Salute "non mi ha detto ho bisogno di ulteriori soldi". Sebbene Pierpaolo Sileri, che di Speranza è il vice ministro, dice che servirebbero "qualcosa fra i 25 e i 35 miliardi", tenendo però fuori dal discorso il Meccanismo europeo di stabilità, pur se in forma 'light', cioè vincolato alle spese sanitarie dirette e indirette.

Restando in tema Recovery fund, da più voci arrivano al premier Conte messaggi per aprire un canale di dialogo con le opposizioni, anche se a parte FI, con cui "il dialogo e il confronto sono costanti", e Giorgia Meloni per FdI, il problema sorge con la Lega: "Quando gli lascio un messaggio, Matteo Salvini non mi richiama". Il tempo, però, stringe e l'Italia deve correre.

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