Rivedere strategie, raggio d'azione del Premier e possibili sostituzioni in corsa. Le correzioni che l'esecutivo dovrà mettere a punto in agosto per garantirsi le prospettive da settembre
Clima teso in pianta stabile nella maggioranza e tanti dossier da chiudere. Per Giuseppe Conte l'estate 2020 non è certamente come quella della crisi innescata dal passo indietro Matteo Salvini esattamente, ma non è comunque una 'passeggiata'. E non solo per colpa del coronavirus. La frattura interna alla coalizione si allarga ogni giorno di un palmo, anche se per ora il governo non rischia di saltare. Di sicuro serviranno delle correzioni in corsa, da un lato per rinforzare la squadra con la sostituzione sempre più probabile di Nunzia Catalfo (Lavoro) e Paola De Micheli (Mit), dall'altro per ridimensionare il campo di azione del premier, ritenuto a livello generale troppo ampio. Ergo, difficilmente controllabile dalle forze di maggioranza.
Senza contare che, sondaggi alla mano, oltre alla vittoria che sembra scontata al referendum sul taglio del numero dei parlamentari, non ci sono altre buone notizie per i partiti che sorreggono l'esecutivo. Motivo per cui questi accorgimenti andranno presi prima dell'apertura delle urne. Un governo politicamente forte ha spalle più larghe per reggere l'onda d'urto. Ma non è l'unica motivazione che spinge verso il 'rimpasto'. Perché in queste settimane estive sta prendendo corpo il famoso Recovery plan che a ottobre dovrà essere spedito in Europa per poi chiedere l'attivazione delle risorse prevista dal Recovery fund. Nel pacchetto, infatti, c'è anche il Mes e la divisione interna tra M5S e il resto degli alleati è netta: i pentastellati non ne vogliono sentir parlare, mentre Pd e Iv (e una parte di Leu) insiste per non perdere l'occasione di portare a casa 37 miliardi di prestiti a condizioni vantaggiose e condizionalità molto flessibili.
Nel frattempo va messo in cassaforte il decreto economico di agosto, già oggetto delle feroci critiche delle opposizioni, ma anche delle mire di un pezzo della maggioranza, che già studia come trasformarlo nel passaggio parlamentare. Il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, però, difende il testo ricordando che non ci solo i bonus ma anche misure per il lavoro e gli investimenti: "Senza questi interventi la crisi avrebbe avuto conseguenze economiche e sociali insostenibili che avrebbero compromesso la possibilità di una ripartenza che invece è in corso". Il responsabile del Mef, poi, guarda avanti e annuncia: "Il prossimo anno taglieremo l'Irpef". Sulla riforma del fisco il centrodestra già da tempo chiede a gran voce di essere coinvolto e ascoltato, sebbene ad oggi non risultino appuntamenti in programma con Conte o i suoi ministri di punta. Ma questo non è un problema: l'agenda di Palazzo Chigi per settembre ha ancora spazi liberi.