Governo, maggioranza cerca intesa su Stati Generali

Freddezza del PD. DiMaio con Gualtieri e Bellanova siglano Patto per l'Export

 Non c'è più tempo e il Presidente del Consiglio invita a schiacciare con decisione il pedale dell'acceleratore. Il progetto di Giuseppe Conte non cambia, servono gli Stati Generali dell'economia, nonostante la freddezza del Pd e l'indifferenza di Italia Viva sullo strumento. Gli unici a sostenere l'iniziativa sono i Cinquestelle, che intanto fanno un deciso passo in avanti con il Patto per l'Export che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, lancerà oggi alla Farnesina con ministri (da Dario Franceschini a Teresa Bellanova, Roberto Gualtieri, Paola De Micheli, Gaetano Manfredi e Paola Pisano), industriali e i maggiori rappresentanti del sistema made in Italy. L'esecutivo ha l'assoluta necessità di riavviare il motore economico del Paese, messo a durissima prova dalle tante settimane di lockdown e dai ritardi della macchina amministrativa. Tanto che negli ultimi giorni le voci di un cambio di premiership erano tornate prepotentemente al centro del dibattito politico. Anche se il premier non sembra preoccupato: "Non mi pare di essere accerchiato più di quanto lo fossi nella prima fase. In questi mesi ho sentito dire in continuazione 'Conte cade', fa parte del gioco e ho imparato a non meravigliarmi. Ma come si vede e si vedrà, non è così".

 La difficile fase di ripartenza che vive l'Italia, però, impone di sbagliare il meno possibile. Anche il più piccolo dei passi falsi potrebbe rivelarsi deleterio per il futuro del governo. Ne sono consapevoli al Nazareno, dove le scelte di Palazzo Chigi non sono state digerite facilmente, sebbene abbia prevalso la linea della "responsabilità". Ovvero, niente polemiche, ma grande attenzione alle mosse di Conte. Che per il momento non è nel mirino. Per dirla con le parole del vice segretario dem, Andrea Orlando, se stati generali devono essere, che siano almeno un inizio: "Noi vogliamo essere certi che non si tratti di una falsa partenza". L'obiettivo è arrivare al momento in cui si dovranno far fruttare i miliardi di fondi europei "con le idee molto chiare e soprattutto mettendo tutti i soggetti, pubblici e privati, in condizioni di poter giocare al meglio la partita".

 Un concetto che sarà scandito al vertice di maggioranza di oggi, a cui il Pd si presenterà dopo aver riunito alle 11, in videoconferenza, la Direzione nazionale, per avere un mandato pieno a ribadire le priorità: "Ridurre la burocrazia, dare un aiuto alle imprese e risposte ai lavoratori che rischiano di perdere il posto". Temi che diventano sempre più caldi alla vigilia dello sciopero proclamato dai sindacati per martedì prossimo negli stabilimenti dell'ex Ilva, per protestare contro il piano presentato da Mittal. Una situazione potenzialmente esplosiva.

 Per affrontare le difficoltà l'esecutivo avrebbe bisogno di allargare gli orizzonti alle opposizioni. Mossa che suggerisce anche Renzi, che non chiude le porte a Matteo Salvini e Giorgia Meloni, ma fa ben capire a chi spalancarle: "E' giusto riconoscere che Silvio Berlusconi sul Mes, e non solo, si sta muovendo con grande responsabilità". Da FI, però, il messaggio è chiaro: "Si continua a parlare di unità nazionale, ma è già troppo tardi. Le parole non salveranno Conte e il suo governo", avvisa Giorgio Mulè. Duro anche il commento del presidente di FdI: "Siamo stati ignorati o derisi o rappresentati come mostri pericolosi", lamenta Meloni. Che poi affonda: "Conte fa appelli all'unità per buttare la palla in avanti e allungarsi la vita, ma a me non interessa".