Compromesso accettabile sia per l'esecutivo sia per i governatori

Quello che sembrava tutto fatto all'ora di cena, con la consueta liturgia della conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, si è complicato all'improvviso e solo dopo un ulteriore incontro tra il presidente del Consiglio, il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, e i presidenti delle Regioni si è raggiunto l'accordo finale. Erano più o meno le 3,30: quando era appena finito un sabato non proprio normale e quando non era ancora cominciata una domenica speciale, l'ultima prima della ripartenza definitiva dell'Italia.

Ma cosa è successo? Le Regioni hanno frenato sul Dpcm dopo che era stata raggiunta venerdì l'intesa con il Governo perché montava la paura o anche solo il sospetto che il provvedimento del premier in qualche modo potesse limitare o depotenziare la sfera di competenza regionale. Il nodo era la modifica dell'articolo 6 e l'adozione delle linee guida non allegate al Dpcm. Di qui la necessità di un ulteriore chiarimento, per evitare che potessero nascere equivoci dopo, ovvero domani, quando la maggior parte delle attività riprenderà a funzionare. "Le richieste erano legittime, la soluzione è stata trovata nell'interesse del Paese. L'accordo sancisce ancora una volta la leale collaborazione tra Regioni e Governo", ha poi spiegato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia. Ma non è stata una passeggiata di salute, da quanto si può immaginare.

Si tratta, in sostanza, di un compromesso accettabile sia per il Governo sia per le Regioni. Volendo usare una metafora pugilistica, probabilmente 'ai punti' ha perso Conte che si è visto costretto ad ammorbidire le sue posizioni e ad ammorbidire anche quelle dei ministri Alfonso Bonafede (Giustizia), Roberto Speranza (Salute) e Vincenzo Spadafora (Politiche giovanili e Sport), i più intransigenti. Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ha sottolineato che l'obiettivo "è sempre stato quello di garantire regole certe per chi lunedì dovrà riaprire" e che l'esecutivo si è impegnato a "richiamare nel testo le linee guida proposte dalla Conferenza delle Regioni come riferimento da cui fare discendere i protocolli regionali". Un punto fondamentale per garantire l'omogeneità "delle norme in tutto il Paese".

In fondo, Conte lo aveva detto in conferenza stampa che per la fase 2 "è necessario un cambio di mentalità rispetto all'emergenza" e che siamo entrati nel perimetro del "rischio calcolato". Poi, però, se la curva epidemiologica dovesse rialzarsi tutti pronti a richiudere tutto.

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