Renzi e l’ultimatum a Conte. Maggioranza minimizza. Conte: facciamo politica

Ieri in aula la sferzata del leader di Italia Viva: noi non ci siamo su strada populismo

Ancora Matteo Renzi doveva pronunciare il suo intervento in Senato e già i suoi parlavano di "ultimo appello", di "ultimatum" a Giuseppe Conte. Il premier aveva in mattinata già difeso alla Camera il suo operato, quello del Governo, dalla gradualità e la cautela scelta per la Fase due, all'utilizzo dei Dpcm quale strumento normativo scelto per affrontare questa fase di emergenza, senza forzature della costituzione.

 Il leader di Italia Viva, però, lo ha aspettato al varco. Come previsto dalle speciali misure anti-CoVid lascia il suo scranno e si rivolge al capo del Governo dal centro dell'emiciclo, guardando il suo interlocutore negli occhi: "Gli italiani per l'emergenza sanitaria sono in uno stato che ricorda gli arresti domiciliari. Non ne usciamo con un paternalismo populista o una visione priva di politica – esordisce -. Nessuno le ha chiesto di riaprire tutto, abbiamo chiesto riaperture con gradualità e proporzionalità".

 Renzi critica quindi il poco coraggio dell'esecutivo, attribuisce la diffusione del contagio più a "quello che non ha funzionato" nelle Rsa, nelle zone rosse, con il mancato arrivo di tamponi e mascherine più che "a un runner di troppo inseguito da un elicottero della guardia di finanza". No agli uomini soli al comando, è il messaggio: "Non abbiamo negato pieni poteri a Salvini per darli a qualcun altro". Poi affonda il colpo: "Glielo diciamo in faccia – attacca – siamo a un bivio. E' stato bravo a rassicurare gli italiani, è stato molto bravo. Il punto però è che nella fase 2 della politica non basta giocare su paura e preoccupazione. C'è una ricostruzione da fare che è devastante e richiederà visione e scelte coraggiose. Se sceglierà la strada del populismo non avrà al suo fianco Italia viva. La politica è altrove, se sceglierà la via della politica la aspetteremo là", scandisce citando un discorso pronunciato alla Camera da Mino Martinazzoli il 28 aprile 1987. Il leader di Iv confida ai suoi di essere intervenuto per "dare una lezione costituzionale" al premier, volendo "rovesciare il tavolo: adesso sta a lui buttarci fuori o decidere di stare in squadra con noi".

 Conte incassa, ma prova subito a sminare il terreno. "Quale ultimatum? Renzi ha chiesto di fare politica? E' quello che stiamo facendo, quindi non c'è nessun ultimatum. La maggioranza c'è", dice sicuro. All'interno della maggioranza, anche Pd e M5S puntano a 'declassare' l'intervento del senatore di Rignano. Si schiera al fianco di Giuseppe Conte Vito Crimi: "Approfittare dello stato di emergenza in cui versa il Paese per fini personali o di partito, di visibilità, con attacchi basati su motivazioni pretestuose, è totalmente irresponsabile e sconsiderato. Tuttavia, purtroppo, è quello che sta accadendo ed è ciò al quale stanno assistendo gli italiani. Uno spettacolo volgare e pericoloso, dal quale ci sottraiamo senza esitazioni. Non ci lasceremo trascinare dalle polemiche o distrarre da urla o frecciatine. Andiamo avanti e continuiamo a lavorare per il bene del Paese", scrive su Facebook.

 "Che ci sia un confronto è naturale, quello che non va bene sono le polemiche. Noi dobbiamo sconfiggere il virus, aiutare le imprese e sostenere il lavoro e lo deve fare il Governo che la maggioranza ce l'ha – taglia corto Nicola Zingaretti – Questi devono essere gli unici punti all'ordine del giorno". Il livello di allerta, comunque, si alza. Anche perché i numeri in Senato – e lo ha dimostrato il voto sullo scostamento di Bilancio in cui i giallorossi sono rimasti sotto la quota 'magica' di 161 voti che segnano la maggioranza assoluta – non fanno dormire sonni tranquilli. Anche il centrodestra è pronto ad azzannare: "La maggioranza non c'è più", avvertono.