Renzi, Bufera per la frase sui morti a Bergamo: mie parole strumentalizzate

Il leader di Italia Viva: "Mi dispiace ma chi mi attacca cerca un appiglio per lo scontro". 

 Dispiaciuto ma le sue intenzioni strumentalizzate. Cerca di riparare Matteo Renzi dopo la tempesta scatenata dalle sue parola in Senato giovedì: "Pensiamo di onorare le persone di Bergamo e di Brescia che non ci sono più, che se potessero parlare ci direbbero di ripartire anche per loro" . La pioggia di critiche e distinguo non si è fatta attendere molto, da Salvini: "Renzi lasci stare i morti", al sindaco di Bergamo Giorgio Gori, già renziano della prima ora: "uscita decisamente infelice", a Vito Crimi 'reggente' del M5S: "discorso populista e qualunquista".

 L'ex premier affida le sue scuse e difesa a un videomessaggio su Facebook: "Mi dispiace per un passaggio del mio discorso di ieri in Senato che ha creato polemiche, ma a me l'idea che una persona possa morire da sola mi fa uscire di testa. Il fatto di poter avere qualcun accanto, per me fa la differenza. Quando ho visto il corteo delle bare a Bergamo sui camion dell'esercito, la cosa sconvolgente era l'anonimato. Ieri ho fatto un passaggio che tutto era tranne un attacco: chi ha voluto fare polemica cerca un appiglio per lo scontro. Ma io non rilancerò polemiche assurde su una cosa su cui si deve avere solo silenzio e rispetto".

 Nella giornata dedicata ai lavoratori Renzi torna a rilanciare la sua posizione e le sue istanze politiche, e lo fa utilizzando la sua E-news: "È una festa del lavoro, quest'anno, speciale per tanti motivi. Chi ha un lavoro sicuro oggi vive con dispiacere e preoccupazione la quarantena. Soffre, come tutti. Chi è un commerciante, un artigiano, una partita Iva, un libero professionista, un imprenditore non soffre solo le difficoltà della quarantena, ma vive nel terrore, nell'angoscia, nella disperazione perché il lavoro rischia di sparire. E di sparire per sempre. Quando noi diciamo di preoccuparci anche dell'economia, del turismo, del Pil, pensiamo innanzitutto a qualche milione di italiani non garantiti da nessuno. Che non meritano di essere lasciati soli. L'Italia è un grande Paese e ce la faremo. Ma festeggiare oggi il lavoro significa provare a ripartire, tutti insieme. Perché, mentre i dati delle terapie intensive stanno migliorando moltissimo, i dati del Pil e degli occupati stanno peggiorando moltissimo. Diamoci una mossa".