Il governatore è intervenuto a PoliticaPresse. Sul governo: "Salvini ha avuto il coraggio di staccare la spina, ora la gente è con noi"
Circa 300 milioni di euro sbloccati dall'avanzo di bilancio dei Comuni. L'Irap tolta per le imprese nelle zone montane e per le aziende, in tutta le Regione, che assumono persone uscite dalla crisi occupazionale. E poi ancora, asilo nido gratis per il secondo figlio e investimenti su sicurezza per 319 milioni di euro. Il governatore del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga è soddisfatto dei suoi primi 633 giorni di governo. "Molto si può ancora fare", ammette a PoliticaPresse, il forum di LaPresse. Come ad esempio il tema dell'alta velocità, dal cui tratto la precedente amministrazione aveva fatto uscire la regione, o lo sviluppo ulteriore del porto di Trieste ("possiamo come Friuli-Venezia Giulia essere lo snodo tra il far east e il centro-est Europa"). Ma il suo pensiero va soprattutto alla questione dei migranti al confine dove, spiega, la situazione forse è persino più grave che nel Mediterraneo. "Da noi fa meno notizia – commenta – ma a abbiamo superato i mille arrivi al mese, e ho paura che con la buona stagione i numeri tornino a crescere".
Il presidente smentisce la "ricostruzione fantasiosa giornalistica" di un muro alla frontiera ma, precisa, "è vero che ho proposto maggiori strumenti a disposizione per controllare il confine". Fedriga pensa a barrieramenti per convogliare gli ingressi in determinati punti per consentire l'accesso ai migranti regolari. "È ovvio che su 30 chilometri di confine, che sono quelli più critici nell'area triestina, è difficile controllarli tutti. Ma se questo non funziona dovremmo arrivare a sospendere Schengen, come fatto in Austria", avverte.
Altro tema spinoso, l'autonomia differenziata. Per il governatore friulano è necessaria una certa dose di responsabilità da parte soprattutto degli enti regionali: "Noi, ad esempio, ora abbiamo autonomia per quanto riguarda la finanza sanitaria e il buco che ho trovato dalla precedente amministrazione regionale lo abbiamo sanato con risorse nostre. Non esiste che si chieda autonomia e se le cose non vanno si richieda poi aiuto a Roma". Sui rapporti con il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia, ("che conosco da tempo perchè eravamo parlamentari insieme"), e con il governo ammette di riconoscere ciò che viene fatto di positivo, ad esempio l'accordo siglato per quanto riguarda le competenze sulla fiscalità degli enti locali, ma di criticare decisioni come l'abrogazione di leggi regionali.
Leghista della prima ora ("mi sono iscritto alla Lega che avevo 15 anni, dopo un tema su Umberto Bossi", racconta), Fedriga si dice d'accordo con i tempi scelti da Matteo Salvini per far cadere il Governo "ero fra quelli che dicevano che era il caso" di farlo cadere. "Se stai al Governo lo fai per portare a termine degli obiettivi" perché "deve essere uno strumento, non un fine. Non si può tenere insieme a tutti i costi una maggioranza per mantenere la posizione. Matteo ha avuto il coraggio di staccare la spina, e ora la stragrande maggioranza della gente ha capito che è stata la scelta giusta. Una scelta di coerenza. Siamo in uno strano Paese, in cui chi decide di andare all'opposizione viene tacciato come scemo, mentre è un luminare chi sconfessa se stesso e mangia nel piatto dove ha sputato. Come hanno fatto Renzi e Di Maio che in 24 ore sono diventati alleati. Una cosa assurda. In un Paese normale li avrebbero criticati". In questo senso, il governatore è netto: il voto in Emilia Romagna condizionerà questo esecutivo giallo-rosso. "Esistono collegamenti politici che devono viaggiare insieme. Io non mi sono mai vergognato di quello che fa la mia forza politica a Roma, e mi sembra che in Emilia Romagna stia accadendo questo invece. Quello che scelgono a Roma in Emilia Romagna lo vivono e lo subiscono, non è indifferente, e viceversa quindi", spiega ricordando che "chi vuole dividere le due cose mente. E si vergogna dei propri compagni di partito a livello romano". E boccia del tutto i 5 Stelle: "Il M5s ha guadagnato il consenso come forza di cambiamento rispetto al Pd. Ma hanno utilizzato i voti per governare con quelli che volevano cambiare – commenta – Hanno tradito gli ideali grazie ai quali hanno preso i voti. La conseguenza è il crollo delle percentuali. La gente si disillude e cerca altre vie, e credo che tanti elettori Cinque stelle abbiano visto nella coerenza della Lega il partito d'approdo".
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata