Crisi di governo, lunedì frenetico

L'unico appuntamento certo lungo tutta la giornata è stato quello fissato da Quirinale: il Presidente Mattarella aveva infatti chiesto ai partiti coinvolti nelle trattative per la formazione di una nuova maggioranza – leggi: PD e 5S – di avere indicazioni certe entro le 19. Ed è stato così un lunedì scandito da febbrili riunioni, vertici, incontri e chiamate incrociate, con relativa coda di indiscrezioni. Al Nazareno la giornata è stata segnata dal lavoro della cabina di regia, con il segretario dem Zingaretti insieme al presidente del partito Gentiloni, le due vice Ascani e Serracchiani, i due vicesegretari De Micheli e Orlando e i gapigruppo Delrio e Marcucci. Una buona parte del partito – renziani in testa – spinge senza remore da giorni per un'intesa con i pentastellati, anche passando per la conferma di Conte alla presidenza del consiglio del nuovo esecutivo. E mentre Marcucci aveva già confermato come non ci fossero veti, “nemmeno su Conte”, da parte sua Zingaretti si era limitato ad affermare come fosse necessario andare avanti ed ascoltare le ragioni di tutti. La Direzione dem è stata fissata per domani così come la riunione plenaria dei parlamentari 5 stelle. Il vicepremier uscente ha radunato questo pomeriggio i big del Movimento. Incontro blindatissimo a cui ha partecipato Davide Casaleggio e forse lo stesso Beppe Grillo. I 2 fari pentastellati sembrano avere opinioni e soprattutto posizioni diverse, il manager da una parte convinto che la strada maestra debbano essere elezioni anticipate, il capo spirituale dall'altra che da giorni sponsorizza, a modo suo, un accordo con gli ex nemici piddini. La base, manco a dirlo, sarebbe spaccata. Non in 2 ma in 3, tra pontieri giallorossi, pasdaran delle elezioni e nostalgici dell'intesa con Salvini. Domani appuntamento al Colle, dove parole e posizioni dovranno essere estremamente chiare.