In Senato intervento durissimo del premier nei confronti del ministro dell'Interno: "Ha dimostrato di avere una grave carenza di cultura costituzionale". Il leghista risponde agli attacchi ma apre: "Se volete continuare il percorso di riforme noi ci siamo". Mercoledì alle 16 via alle consultazioni
È salito al Quirinale per rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo una giornata di attacchi, smorfie e citazioni religiose al Senato. Un intervento durissimo nei confronti del ministro dell'Interno Matteo Salvini, accusato di aver perseguito i suoi interessi personali e di partito, qualche critica anche al Movimento 5 stelle, e al termine del dibattito, durato 3 ore e 45 minuti, il Colle per rimettere il suo mandato nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che gli chiede di curare il disbrigo degli affari correnti e annuncia che le consultazioni inizieranno mercoledì alle 16.
Dall'Aula di Palazzo Madama il premier ha sferzato attacchi senza mezze misure, addossando tutte le colpe della crisi a Salvini, redarguendolo per lo spropositato utilizzo di simboli religiosi e dicendosi preoccupato per la richiesta di pieni poteri del ministro e per l'invocazione alla piazza: "Innanzitutto le crisi di governo non si affrontano e regolano nelle piazze ma in Parlamento, in secondo luogo il principio dei pesi e contropesi è fondamentale perché sia garantito pieno equilibrio e vengano evitate derive autoritarie. Caro Matteo, ispiri le tue idee alle tesi sovraniste. Permettimi di citare un sovrano illuminato, Federico II di Svevia, secondo cui 'Quantunque la nostra maestà sia svincolata da ogni legge, non si leva tuttavia essa al di sopra del giudizio della ragione, che è la madre del diritto'".
Salvini, che per tutto il discorso di Conte ha sfoderato una smorfia dietro l'altra, oltre a un vistoso bacio al rosario, ha rigirato la frittata: il governo cade per colpa di quelli che dicono sempre no. E rivendicando il suo diritto a invocare il cuore immacolato di Maria per gli italiani, cita San Giovanni Paolo II, perché "ognuno è libero di rifarsi alla vita e ai miracoli di chi meglio crede". Ma nonostante tutto tende una mano agli ex alleati: "Se volete continuare il percorso di riforme noi ci siamo". Poi al voto, perché quella è "la via maestra". E intanto la Lega ritira la mozione di sfiducia nei confronti del premier perché giudicata ormai superflua – Conte si è dimesso – e in contrasto con l'apertura alla possibilità di proseguire il cammino delle riforme prima di tornare al voto.
Conte non sembra apprezzare: "Se amiamo le istituzioni e i cittadini abbiamo il dovere della trasparenza, Questo passaggio istituzionale è già molto complesso, non è mai accaduto che ci sia stata una crisi ferragostana perché siamo a ridosso della manovra. Dobbiamo essere d'accordo su un punto: non possiamo, se amiamo le istituzioni e i cittadini, affidarci a espedienti, tatticismi che faccio fatica a comprendere". Salvini allora ribadisce la linea dura: "A Mattarella chiederemo che si vada al voto subito".
Il calendario delle consultazioni: Il presidente emerito della Repubblica, Senatore Giorgio Napolitano, non trovandosi a Roma, verrà sentito telefonicamente. Alle 16 sarà il turno della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e alle 16.45 del presidente della Camera Roberto Fico. Alle 17 sarà la volta del gruppo del Senato per le Autonomie (SVP-PATT,UV), alle 18 del gruppo Misto del Senato, alle 18.30 del gruppo misto della Camera e alle 19 del gruppo Liberi e uguali della Camera.
Giovedì 22 agosto alle 10 sarà la volta dei gruppi Fratelli d'Italia del Senato e della Camera, alle 11 del Partito democratico del Senato e della Camera, alle 12 di Forza italia – Berlusconi presidente del Senato e della Camera, alle 16 Lega-salvini premier del Senato e della Camera e alle 17 del Movimento 5 stelle del Senato e della Camera.