La visita istituzionale ha un obiettivo importante: accreditarsi con Donald Trump dopo il successo alle Europee e aprire un canale di dialogo personale con la potenza a stelle e strisce
Capitano 'America' a Washington. Matteo Salvini non assomiglia certo al leggendario supereroe del mondo Marvel, ma dal suo viaggio lampo negli Stati Uniti il vicepremier lancia messaggi chiari e inequivocabili. Al governo, all'Europa e anche alla Cina, "prepotente con l'Europa" e troppo vicina alla Russia dell'altro suo amico Putin. La visita istituzionale ha un obiettivo importante: accreditarsi con Donald Trump dopo il successo alle Europee e aprire un canale di dialogo personale con la potenza a stelle e strisce.
I primi cappellini 'Salvini premier' nascono proprio dall'emulazione dell'ex tycoon, ammirato anche per aver messo in piedi una riforma fiscale 'quasi leghista'. "I margini per la flat tax ci devono essere: non è una scelta – ringhia verso l'Ue sin dalle prime ore del suo tour – Poi si può decidere come rimodularla negli anni, ma un taglio delle tasse, non per tutti ma per tanti, ci deve essere dalla prossima manovra". La sponda con l'amministrazione Usa è un target alla portata di Salvini e forte di questa convinzione avvisa alleati e avversari: "Faccio parte di un governo che non si accontenta più delle briciole a Bruxelles".
STRADA DECISA. Certo, prima di mandare la lettera in Belgio ci sarà un incontro con il premier Giuseppe Conte, ma i toni sono scevri da ambiguità. L'Italia va dritta nella sua strada di taglio della tasse, protezione dell'economia e e stop all'immigrazione. Temi cari proprio ai padroni di casa; ecco allora che il Capitano, con vestito e cravatta blu delle grandi occasioni, incontra il segretario di Stato Mike Pompeo e presidente di Americans for Tax Reform, Grover Norquist, uno dei più principali ispiratori della riforma fiscale di Trump.
"L'Italia punta ad essere il primo, il più credibile, più solido interlocutore degli Usa" nell'Ue", dice ai cronisti senza giri di parole, aggiungendo di essere venuto negli Stati Uniti per "riaprire un canale che può essere enorme, che può essere di grandissimo interesse per entrambi". In primis i fronti esteri, dove c'è una visione "comune" su Iran, Venezuela, Libia, Medioriente. Inoltre ilvicepremier, che non dimentica l'appuntamento dei caduti all'Arlington National Cemetery, ammette di condividere "le preoccupazioni dell'amministrazione americana sia nei confronti della Cina che nei confronti dell'Iran". Sì, perché il business con Pechino non può diventare "una gabbia" e se c'è di mezzo la sicurezza nazionale "non si transige". "La nostra politica estera è molto chiara e lineare – replica da Milano Conte – Io sono qui per la fondazione Italia-Cina e quando abbiamo firmato il memorandum of understanding, quindi rafforzato il nostro rapporto con Pechino, ho subito chiarito personalmente con il presidente Trump, in maniera diretta e lineare, quindi non c'è nessun equivoco. La nostra fedeltà euroatlantica è confermata ed è ai massimi livelli".
Salvini però guarda già all'incontro con il vicepresidente Mike Pence, prima di tornare a velocità supersonica in Italia, atteso dall'assemblea di Confartigianato martedì mattina. Si parlerà anche di tasse: il modello trumpiano piacerà anche alla Nuvola?