Secondo i calcoli degli uomini fedeli all'ex premier, il partito ha perso 110mila voti in termini assoluti rispetto al 18% delle Politiche. Ma il segretario non ci sta: "Comiche finali di una stagione politica superata"

"Comiche finali di una stagione politica superata". Nicola Zingaretti derubrica così i calcoli di chi, tra i renziani, fa notare che malgrado i 4 punti percentuali in più delle politiche il Pd abbia perso 110mila voti in termini assoluti rispetto al 18 per cento delle Politiche. "Con un'affluenza così inferiore è un calcolo che non regge. Prima eravamo terzi, marginali e moribondi, oggi siamo il pilastro di un'alleanza che rappresenta l'alternativa", dice provando a stoppare sul nascere le polemiche interne. Il leader dem intende evitare scossoni anche sulla direzione da imprimere alla geografia delle alleanze per tornare a vincere: più al centro? Più a sinistra? "Non parliamo degli spazi politici da occupare. Non è il momento – taglia corto – Adesso dovremmo essere contenti di essere vivi. Stiamo uniti, non dividiamoci per cortesia. Mettiamoci pancia a terra per vincere i ballottaggi".

Eppure il turno elettorale, nonostante il secondo posto conquistato grazie al sorpasso sul M5S, mette a dura prova la 'pax' di cui Zingaretti ha goduto sin qui. La direzione nazionale che il presidente Gentiloni ha convocato per giovedì pomeriggio servirà a fare insieme l'analisi dei risultati e a provare a continuare il percorso intrapreso senza fare passi indietro rispetto all'unità di intenti. Carlo Calenda, il capocannoniere delle preferenze dem, sembra non voler fare strappi. Avanti insieme, dice, pur invitando il segretario a rafforzare il centro moderato. Nessun partito autonomo, quindi, anzi la volontà di 'recuperare' anche +Europa e Italia in Comune, nonostante la scelta sbagliata di correre da soli per un seggio a Bruxelles.

Schietta e in anticipo (come di consueto) rispetto a quella 'di partito' della direzione, arriva poi l'analisi del voto di Matteo Renzi. L'ex premier si concede ai suoi follower in diretta Facebook a metà pomeriggio, dal suo studio di palazzo Giustiniani. "La Lega ha vinto le europee, il Pd ha vinto le amministrative, Di Maio ha perso tutto", è la sintesi del senatore di Scandicci, che azzarda poi alcune previsioni sul futuro. Salvini? "Tra 4 o 5 mesi si sgonfierà anche il suo palloncino come si è sgonfiato quello di Di Maio", assicura. Il M5S? "O tira fuori il coraggio e dice 'basta, si va a votare' e questo vorrebbe dire che buona parte del gruppo presenta domanda all'Inps per il Reddito di cittadinanza – ironizza – o  rimangono incollati alla poltrona e vanno avanti e fanno buon viso a cattivo gioco". Se dovesse "scommettere 5 centesimi,  Renzi opterebbe per la seconda possibilità. E il Pd? Per l'ex segretario i dem hanno portato a casa niente di più di "un buon pareggio".

"Eravamo secondi nel 2018, siamo secondi nel 2019. Abbiamo perso 120mila voti assoluti rispetto alle Politiche del 2018, ma abbiamo recuperato quattro punti percentuali", dice ripercorrendo quanto sottolineato anche dai parlamentari a lui più vicini già all'indomani del voto. Zingaretti, però, non ci sta e 'arruola' i dati analizzati da Youtrend, che fa la tara a un meccanismo particolare presente nel Rosatellum. Contando i dati 'netti', è la linea, adesso il Pd può contare circa 150mila preferenze in più.

E se Renzi sottolinea poi, a ridimensionare il risultato della lista unica, come siano rientrati anche i voti di leader che l'altra volta avevano scelto LeU (Boldrini, D'Alema, Bersani), Insieme (Prodi), la lista Popolare (Casini), la lista Bonino, e mette in evidenza il clima di "pace interna e lealtà" con cui il partito ha affrontato la campagna elettorale  ("se l'avessimo avuto anche in passato avremmo avuto risultati migliori", è l'inciso), il segretario replica appuntandosi al petto la medaglia di quanto fatto per aver impresso un cambio di passo al partito in fatto di relazioni con l'esterno e interne alle correnti.

Predica calma Maurizio Martina: "Non iniziamo col tiro al piccione come in passato – avverte – I risultati delle elezioni sono un punto di partenza utile. Di certo c'è da lavorare tanto".
 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata

Tag: