L'Italia porterà alla Francia e all'Unione Europea tutti i suoi dubbi sulla congruità e l'utilità della Tav. E', in sintesi, la decisione a cui è arrivato il premier Giuseppe Conte e sulla quale si muoverà nei prossimi giorni. Conte, dunque, si schiera contro la Tav e ha spiegato nella sua conferenza stampa di essere stato convinto dall'analisi costi-benefici della commissione del professor Ponti.
In sostanza, dunque, tra i due litiganti all'interno della maggioranza (Lega decisamente favorevole e M5S decisamente contrario alla Tav) il premier si schiera più dalla parte del movimento e decide di portare all'attenzione dei partner europeo i risultati dell'analisi costi-benefici. In base a questi risultati, il premier si è convinto che la Tav rischia di essere un'opera inutile e pensa di poterlo spiegare vantaggiosamente alla Francia e a Bruxelles. Questo, in estrema sintesi, è quello che Conte ha detto nella sua conferenza stampa. Aggiungendo che, a suo parere, questa posizione non porterà alla crisi di governo.
Una crisi che entrambi i vicepremier scongiurano, pur rimanendo su posizioni inconciliabili. Di Maio ha immediatamente appoggiato le parole di Conte: "Ringrazio il Presidente Conte per le parole di responsabilità espresse sul progetto Tav. In ogni passo di questo Governo l'obiettivo è uno e sempre uno: l'interesse nazionale". E ha ribadito: "Non sono disposto a mettere in discussione il nostro 'no'. Per noi i bandi devono essere sospesi proprio perché stiamo ridiscutendo l'opera, come previsto dal contratto".
Ma Salvini non è disposto a fermare l'opera: "L'Italia ha bisogno di più infrastrutture, dobbiamo andare avanti e non possiamo tornare indietro". Il ministro dell'interno ha rifiutato ancora una volta il sostegno di Silvio Berlusconi a un esecutivo di centrodestra con Salvini premier. Ma ha avvisa il M5s: "Vediamo chi ha la testa più dura, se io o Di Maio. Se i no iniziano a diventare troppi andare avanti con questo governo diventa difficile".
Durante la conferenza stampa durata mezz'ora, Conte ha spiegato il "percorso" fatto dal governo in questo mese. Ha riconosciuto che Lega e M5S sono su posizioni diverse e che, nel governo c'è uno stallo. Ma, nel prosieguo del suo ragionamento è parso decisamente spostarsi dalla parte del M5s. Come mai? Conte ha spiegato di essere stato convinto dall'analisi costi-benefici elaborata dalla commissione del professor Marco Ponti. "Sono partito senza pregiudizi – ha detto – Ieri sera abbiamo convocato esperti schierati su posizioni diverse – ha aggiunto – come si fa con i periti di parte. E io mi sono convinto che l'analisi costi-benefici è plausibile e fondata".
La discussione, ha raccontato il premier, è poi proseguita sul piano politico: "Ho ascoltato tutti, ho espresso tutti i miei dubbi e mi sono convinto che la Tav non sia una infrastruttura di cui l'Italia ha bisogno". Poi, Conte, ha tirato fuori quella che, in un certo senso, rappresenta la sua mediazione. Conte riconosce che la situazione, nel governo, è di stallo: "Credo che sia d'obbligo – ha detto – procedere a un'interlocuzione con i partner per condividere con Francia e Ue i nostri dubbi".
Poi, Conte è entrato nel merito dell'analisi costi-benefici. Secondo il premier i flussi di traffico sono molto inferiori a quelli che erano alla base della scelta della Tav e ha aggiunto che l'opera verrebbe terminata nel 2030 e che, da qui ad allora, è probabile che esigenze, traffici e valori siano completamente diversi.
Insomma, Conte è parso piuttosto schierato contro la Tav e si è detto speranzoso di essere in grado di spiegarlo alla Francia e alla Ue e a convincere i partner europei della giustezza delle sue posizioni. Non è chiaro su quali basi, Francia e Ue (che sono fermamente convinte del contrario) dovrebbero ascoltarci. Ma non è nemmeno chiaro come Conte intende affrontare la questione all'interno del governo. Perché Salvini ha detto e ripetuto in giornata che lui (dopo aver partecipato alla stessa riunione notturna raccontata da Conte) resta convinto della necessità della Tav e contrario, per esempio, al blocco dei bandi auspicato da Di Maio. Come tutto questo possa non avere impatto sul governo, è davvero complicato da capire.

