Il presidente della Repubblica benedice l'intesa con Bruxelles ma non rinuncia ad alcuni avvertimenti

L'accordo con Bruxelles è stato raggiunto, seppur "tra evidenti difficoltà", ora però bisogna lavorare affinché le misure contenute nella manovra siano durature. Sergio Mattarella benedice l'esito positivo della trattativa tra il governo italiano e l'Ue anche se non può esimersi da lanciare avvertimenti: "Va evitato il rischio di un cortocircuito tra l'urgenza di fornire risposte veloci, sollecitate dal disorientamento e dall'emotività, e la necessità di tempi più lunghi necessari alla definizione di soluzioni, efficaci, durature e sostenibili". Il plauso di Mattarella va soprattutto alla scelta  del Governo "di avviare un dialogo costruttivo con la Commissione europea sulla manovra di bilancio per giungere a soluzioni condivise, raggiunte in questi giorni" .

Al Quirinale sfilano le alte cariche dello Stato per il consueto scambio di auguri, proprio nella giornata in cui la legge di bilancio riceve l'ok della Commissione europea. La platea è gremita nella sala dei Corazzieri: c'è il premier Giuseppe Conte e il vicepremier Luigi Di Maio, i ministri Giovanni Tria e Enzo Moavero Milanesi, che hanno contribuito alla soluzione della difficile trattativa con Ue. Non c'è però Matteo Salvini, che non ha mai amato l'evento (anche lo scorso anno ha disertato), ma questa volta la sua sedia vuota non passa di certo inosservata.

Non a caso Mattarella apre il discorso con le tappe che hanno portato alla formazione dell'esecutivo giallo-verde. "La legislatura ha preso le mosse sulla base di un accordo tra le due forze politiche disponibili a dar vita all'unica maggioranza parlamentare che si era rivelata possibile – dice – dopo un difficile confronto resosi indispensabile per non rendere vano il voto espresso dai cittadini". Attenzione però è il Parlamento, ribadisce Mattarella, ad essere "espressione e interprete della sovranità popolare" ed è a questa istituzione che "è affidato il ruolo centrale nella democrazia disegnata dalla Costituzione". Un concetto che il capo dello Stato amplia quando ricorda a chi svolge pubbliche funzioni che l'adempimento dei propri compiti deve essere accompagnato "con il rispetto dei limiti del potere che la nostra Carta indica a chi è chiamato a esercitarlo".
 

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