Consip, chiesto rinvio a giudizio per Lotti e altri sei. L’ex ministro: “Il tempo è galantuomo”

La decisione della Procura di Roma. A processo anche il comandante dei carabinieri Tullio Del Sette, imprenditori e l'ex uomo dell'Arma Gian Paolo Scafarto

Dopo due anni di indagini la procura di Roma chiede, nell'ambito dell'inchiesta Consip, il rinvio a giudizio per sette persone: tra loro ci sono l'ex ministro del governo Renzi, Luca Lotti, e il presidente di Pubbliacqua Firenze, Filippo Vannoni, indagati per favoreggiamento, l'ex comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette (rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento) e il generale dell'Arma Emanuele Saltalamacchia (favoreggiamento). Coinvolti anche l'ex carabiniere del Noe, Gian Paolo Scafarto accusato di rivelazione del segreto, falso e depistaggio, l'ex colonnello del Noe Alessandro Sessa (depistaggio) e l'imprenditore Carlo Russo, che risponde di millantato credito.

L'ex ministro fedelissimo di Renzi e l'amico di famiglia – L'iscrizione di Lotti sul registro degli indagati risale al 21 dicembre del 2016, il giorno dopo l'audizione, davanti ai pm di Napoli, John Woodcock e Celeste Carrano, nella quale Luigi Marroni (ex presidente Consip), il grande accusatore dell'inchiesta, aveva ammesso di aver saputo dall'allora ministro, dell'indagine in corso sulla centrale acquisti della pubblica amministrazione. Il fascicolo passò subito a Roma per competenza e il 27 dicembre Lotti si presentò a Piazzale Clodio per essere sentito dagli inquirenti. Anche Vannoni secondo la procura avrebbe parlato in più occasioni a Marroni dell'inchiesta. E per quanto riguarda Russo, risponde di millantato credito per aver detto all'imprenditore Alfredo Romeo di avere conoscenze politiche, tra le quali quelle con la famiglia dell'allora premier Matteo Renzi, facendosi promettere da lui 100mila euro annui come prezzo per la sua mediazione. Nell'ambito della stessa vicenda la procura ha chiesto, nell'ottobre scorso, l'archiviazione dell'indagine per millantato credito a carico di Tiziano Renzi.

Ex comandante dell'Arma -Il generale Del Sette viene tirato in ballo dall'ex presidente Consip Luigi Ferrara al quale avrebbe detto dell'indagine sull'imprenditore Alfredo Romeo, e anche il generale Saltalamacchia secondo quanto detto da Marroni, avrebbe rivelato informazioni riservate sull'indagine in corso. Scafarto risponde di tre episodi di falso, due di rivelazione di segreto d'ufficio e una di depistaggio, in concorso con l'ex colonnello Alessandro Sessa: secondo il capo d'imputazione, avrebbe rivelato al quotidiano 'Il Fatto' notizie coperte da segreto, mentre le accuse di falso derivano dall'aver alterato, in più punti, l'informativa sulla quale si basavano buona parte delle accuse al padre di Renzi, Tiiziano. Inoltre su richiesta di Sessa "al fine di non rendere possibile ricostruire le chat whatsapp – scrive chi indaga – provvedeva a disinstallare sul cellulare di Sessa l'applicazione".

La reazione di Lotti – "Due anni fa, quando sono iniziate le indagini per il cosiddetto 'caso Consip', mi sono stati contestati il reato di rivelazione del segreto d'ufficio e il reato di favoreggiamento che avrei commesso in favore dell'ex ad di Consip Luigi Marroni. Oggi prendo atto con soddisfazione che la Procura della Repubblica ha chiesto l'archiviazione per uno dei due reati, ossia la rivelazione del segreto d'ufficio. Confido che il successivo corso del procedimento – già a partire dall'udienza preliminare – consentirà di accertare l'infondatezza anche della residuale ipotesi di reato".  Lo scrive su Facebook Luca Lotti, ex ministro del governo Renzi, di cui oggi la procura di Roma ha chiesto il rinvio a Giudizio. "A chi è garantista a giorni alterni, a chi strumentalizza la giustizia a soli fini politici, a chi preferisce fare processi sui giornali e non nelle Aule dei Tribunali, a chi spara sentenze ancora prima che un normale processo abbia inizio, mi limito a dire solo questo: non perdiamoci di vista perché, lo ripeto sempre, il tempo è galantuomo" conclude.