Secondo il ministro, il recesso costerebbe 1,2 miliardi di euro
Un'altra retromarcia sulle Grandi Opere. Il ministro Danilo Toninelli dà il via libera al Terzo Valico dei Giovi, perché l'analisi costi-benefici ha reso complicato lo stop. I lavori sono in uno stato troppo avanzato e per il recesso si spenderebbero "1,2 miliardi di euro di soldi pubblici".
Così come era stato per Ilva e per la Tap, anche questa volta il Movimento Cinque Stelle pone avanti a tutto le spese per la mancata realizzazione dell'opera. "Siamo di fronte a uno dei tanti dossier avvelenati che ci hanno lasciato i professionisti della politica, ma che abbiamo affrontato senza pregiudizi" scrive il ministro su Facebook. Poi elenca i pro e contro dell'infrastruttura. "Oggi l'analisi costi-benefici – scrive -, alla connessa analisi giuridica verrà a breve pubblicata integralmente, ci dice questo: il costo dell'opera supererebbe i benefici per una cifra di 1 miliardo e 576 milioni. Dentro questo miliardo e mezzo ci sono varie voci, per esempio i minori ricavi dei concessionari autostradali oppure 905 milioni di euro di accise sulla benzina che non verrebbero incassate dallo Stato per via del cambio modale da strada a ferrovia". Inoltre, "rimanendo prudenti, siamo già di fronte a 1 miliardo di costi stimati derivanti da un eventuale recesso contrattuale unilaterale, a cui si sommano circa 200 milioni per il ripristino dei luoghi".
Poi la puntualizzazione: se il terzo valico deve essere "una infrastruttura utile dal punto di vista logistico e adatta a migliorare anche il servizio regionale sulla tratta parallela, bisogna innanzitutto che esso sia davvero ben collegato con Genova: dunque, i binari devono arrivare fin dentro il porto".
I lavori del Terzo Valico vanno avanti dal 2013. L'opera è stata autorizzata per la prima volta nel 1991: è stato approvato da 35 atti autorizzativi, è stato inserito per la prima volta dal Cipe nel programma delle opere urgenti nel 2001, gli stanziamenti sono stati ratificati nello stesso anno dalla Corte dei conti, i progetti sono stati approvati dagli enti locali, dalle Regioni, dai Comuni, dal ministero dei Beni Culturali, la Banca europea degli investimenti ha dato il suo benestare nel 2004 e fino a qualche mese fa il consorzio che sta lavorando al tracciato aveva previsto la fine dei lavori per il 2021. Ora è arrivato il via libera definitivo per un'opera che "andrà avanti, ma non così come è", sottolinea Toninelli, secondo il quale, tra le condizioni essenziali ci sono: il potenziamento dei servizi regionali, la riduzione dei tempi di viaggio per i passeggeri fra Genova e le città di Milano e Torino, il possibile raddoppio della linea Andora-Finale Ligure ed interventi sul nodo ferroviario di Genova per ridurre il traffico su gomma.