Di Maio ai dissidenti M5S: "Mantenere la parola data, è una questione di rispetto"
Pressing di Matteo Salvini sul decreto sicurezza che continua a creare divisioni nel M5S. "Il dl sicurezza serve al Paese e passerà entro il 3 dicembre o salta tutto" per l'imminente scadenza dei termini per la conversione in legge, dice il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, al Viminale, a margine della raccolta sangue organizzata dall'Associazione Donatorinati della polizia di Stato. "Mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia tornare indietro", sottolinea il segretario leghista. E sul rischio della caduta di governo se non si approvasse il decreto sicurezza alla Camera entro quella data risponde: "Non si pone il problema, si approverà, ne sono sicuro".
Nel frattempo, parlando dei 19 deputati M5S hanno chiesto di apportare modifiche al testo, Luigi Di Maio cerca di rassicurare l'alleato di governo. "Come capo politico devo assicurare la lealtà del Movimento a questo governo. Perché se dico una cosa all'inizio devo portarla avanti fino alla fine, è una questione di correttezza. Altrimenti, se ci rimangiamo in corso d'opera la parola data, poi non possiamo chiedere il rispetto degli accordi agli altri", dichiara ai microfoni di 'Radio anch'io', su RadioRai. "Oltretutto – spiega -, essendo un decreto credo che non ci siano nemmeno i tempi per modificarlo e poi rimandarlo al Senato, perché si rischia che scadano i termini".
Secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, sono 600 gli emendamenti presentati nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Per il presidente della commissione e relatore del provvedimento, Giuseppe Brescia (M5S), "rimangono forti perplessità su diversi punti del testo, come il ridimensionamento dello Sprar e la mancata tutela a chi potrebbe subire trattamenti disumani e degradanti. Sono punti a cui alcuni emendamenti presentati dai colleghi M5S danno risposta. Personalmente ho ritenuto opportuno non presentare emendamenti migliorativi come relatore perché è noto che non governiamo da soli. L'impianto proposto dal decreto regge se aumentano i rimpatri e se il numero di sbarchi rimane invariato, in caso contrario questo sistema è destinato a creare più irregolari, più marginalità e più insicurezza".
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