Approvato un emendamento dell'on Vitiello (espulso dall'M5S perché massone e ora nel Misto) che derubrica il reato, norma cara alla Lega. Trentasei i franchi tiratori
Il ddl Anticorruzione spacca la maggioranza gialloverde. Alla Camera il governo va sotto in un voto segreto sul peculato, norma cara alla Lega. Sono trentasei i franchi tiratori. L'emendamento Vitiello (l'onorevole espulso dall'M5S perché massone e ora nel Misto) è passato con 284 sì e sul risultato hanno pesato anche le assenze: 9 nella Lega e altrettante nel M5s. Diversi i deputati 'assenti giustificati': 25 nel Carroccio e 27 tra i Cinquestelle. Matteo Salvini serra le fila con un messaggio che non lascia spazio a equivoci: "Voto in aula assolutamente sbagliato. La posizione della Lega la stabilisce il segretario Provvedimento arriverà alla fine come concordato dalla maggioranza".
Intanto in Transatlantico a Montecitorio c'è chi agita lo spettro del complotto, addossando la colpa ai Cinquestelle che così vorrebbero far saltare – per rimbalzo – il decreto Sicurezza caro a Salvini. Il capogruppo dei deputati leghisti Riccardo Molinari mette le mani avanti: "Non siamo stati noi". La relatrice Francesca Businarolo (M5S) scuote la testa e sospira: "Io non so più cosa voglia la Lega". Il Cinquestelle Francesco D'Uva parla di fatto "gravissimo" e avverte: "Così non si può andare avanti". Altri invece minimizzano: "È una normale dialettica parlamentare, capita di andare sotto su di un emendamento".
E in serata si tengono riunioni separate a Palazzo Chigi dopo il Cdm con il premier Giuseppe Conte e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il vicepremier riprende la parola alla fine e definisce la caduta un "incidente di percorso", una votazione "bislacca" il cui unico esito sarà l'approvazione più veloce del ddl. "Io mantengo i patti", chiude. La fibrillazione nel governo è palpabile tant'è che i lavori dell'aula della Camera sono stati sospesi fino alle 11 di mercoledì.