Il segretario dimissionari: "Adesso il congresso". Attesa per la decisione di Minniti

Maurizio Martina si è dimesso, il congresso è partito e il Pd già non è d'accordo sulla data delle primarie. Paolo Gentiloni dice "il prima possibile, meglio nella prima metà di febbraio". Ipotesi su cui convergono Nicola Zingaretti e Marco Minniti. Ma gli altri candidati sono per posticipare. Martina pronostica l'ultima di febbraio o la prima di marzo. E Matteo Orfini spiega che è "tecnicamente" difficile farle prima della seconda metà di febbraio.

In mezzo ci sono anche le scadenze elettorali in almeno tre Regioni. A decidere sarà la commissione congresso, fresca di composizione, nella riunione prevista per martedì prossimo. Spetterà a questo organo reggere il partito fino al risultato delle primarie. Martina dà l'addio al ruolo di segretario e in molti vi leggono un 'arrivederci'. Il quadro sarà chiaro la prossima settimana, ma già lascia intravvedere la possibilità di un 'secondo tempo'. "Sono consapevole – dice sul palco – che questo è solo il primo tempo di uno sforzo cominciato dopo il 4 marzo, sono le premesse per un lavoro nuovo".

L'unico criterio di scelta sarà l'utilità della sua candidatura per il partito. Parole simili a quelle di Minniti, presente in assemblea giusto il tempo di ascoltare la relazione del segretario uscente e poi diretto a Milano per la presentazione del suo libro. Martina invoca unità e striglia il partito prigioniero di una "logica rassegnata, bloccata" in cui ci misura più per "esasperazioni tattiche che per senso di una prospettiva". "A nessuno – avverte – è consentito giocare tatticamente in maniera compulsiva sul percorso congressuale". E rivolge il suo 'in bocca al lupo' a "tutti i candidati chiunque saranno", certo che il partito "sarà una grande squadra, prima, durante e dopo il congresso".

Poi, accogliendo l'appello scritto dagli eurodeputati, propone di trasformare i gazebo per le primarie nei primi passi della campagna elettorale verso le Europee. Nicola Zingaretti si lancia oltre: "Invito tutti ai gazebo per le primarie, anche chi non ci ha votati. Eliminiamo quei due euro a persona perché per votare non si deve pagare, si deve chiedere una sottoscrizione".

Attesa per domenica la candidatura ufficiale di Minniti, probabilmente nel salotto televisivo di Lucia Annunziata. Un piccolo giallo ruota intorno al ticket con Teresa Bellanova, parso tramontato a un certo punto del pomeriggio perché – secondo rumors – Minniti non avrebbe gradito. La figura della senatrice infatti sarebbe stata letta come un 'commissariamento' dei renziani nei confronti del candidato segretario. Voci che fonti renziane smentiscono con una specie di calembour: "Nessuna tensione perché l'ipotesi di ticket non esiste".

In realtà il ticket con Bellanova risulta sostenuto da una sostanziosa cordata di donne del Pd. Chiare in merito le parole della parlamentare: "Valuterò nelle prossime ore. Mi interessa un partito governato da uomini e donne. Io non sono seconda a nessuno e ho il dovere di dire che in questo partito c'è stato troppo maschilismo. Adesso serve una gestione paritaria. Starò con chi assume questi impegni". In platea anche gli altri candidati Francesco Boccia (il primo ad alzarsi per applaudire Martina), Matteo Richetti, Dario Corallo e Cesare Damiano. Grande assente, Matteo Renzi.

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