Dietrofront dei pentastellati dopo la prima intesa sulla norma per la trasparenza. E' stallo nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera

Salta l'accordo M5S-Lega sulla trasparenza e il controllo dei partiti e movimenti politici. Insomma, un problema perché viene rinviato all'aula della Camera. Il disegno di legge "spazzacorrotti" subisce così un altro stop nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, con uno stallo che poteva mettere a rischio l'approdo in aula, fissato per lunedì 19 novembre alle 13.

L'emendamento incriminato è quello che fissa a 2mila euro annui il tetto al di sopra del quale deve essere reso pubblico il nome del donatore. Nel testo originale la somma era di 500 euro. La modifica era stata caldeggiata dalla Lega e sembrava essere stata accettata anche dai pentastellati. Invece no. Tutto da rifare. I 5Stelle chiedono il ritorno al testo originale e scoppia il caos. I lavori si prolungano e scatta il rimpallo delle responsabilità, con la difficoltà sul come uscire da questo gap. Il cambio di rotta avrebbe innervosito non poco i leghisti, in particolare Igor Iezzi che all'uscita della sala è sbottato: "È da pazzi lavorare così".

Voci di corridoio spiegano che il problema non sono i 500 euro o i 2mila euro. "È dai vertici del governo che manca la linea", viene spiegato. Il ministro Alfonso Bonafede conferma la posizione del Movimento: il limite resta quello del 500 euro. Le riunioni vengono rinviate più volte, si cerca una quadra che a fine giornata non arriva.

I due relatori, Francesca Businarolo e Froncesco Forciniti, ritirano gli emendamenti, con il sottosegretario alla Giustizia, Vittorio Ferraresi, che rimanda la questione "ad una più approfondita analisi che verrà fatta in assemblea". Inoltre lo stesso Ferraresi spiega che "c'è stato un difetto di comunicazione" sull'accordo tra i due contraenti del contratto e che "non è stato adeguatamente trasmesso e qualcuno nel MoVimento che ha preso delle iniziative su un punto, quello delle soglie per la tracciabilità delle donazioni ai partiti, che non era in discussione". Insomma, tutta colpa dei relatori. L'accordo comunque non c'è, e serve tempo. Per questo il problema viene rimandato alla prossima settimana quando si potrà emendare il testo in aula.

Intanto la cosiddetta norma 'blinda Casaleggio' sparisce dal ddl anticorruzione. La parte, soppressa nella tarda serata di giovedì con un emendamento della Lega, prevedeva che i partiti fossero legati ad "una sola associazione". Una situazione tradotta con quanto praticamente accade oggi con Rousseau, associazione di carattere privato, che offre dei servizi al Movimento5Stelle. La lettura data a questa parte dell'articolo 9 del provvedimento, era stata infatti quella che in questo modo si dava nelle mani di Davide Casaleggio il dominio dell'intero sistema pentastellato. Con la modifica apportata invece, con il voto unanime dei commissari 5Stelle, Rousseau acquista una credibilità giuridica, ma non essendoci più il vincolo di associazione a una sola fondazione, si elimina la possibilità di controllo unico, in questo caso si Casaleggio. 

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