Per l'ex deputato pentastellato i quotidiani di Berlusconi, De Benedetti e il gruppo Caltagirone "sono contro di me". Bonafede: "Un conto è raccontare i fatti, un conto è attaccare la Raggi"

I giornalisti si ribellano alle accuse del M5s e scendono in diverse piazze italiane, al grido: "Giù le mani dall'informazione", con un flashmob organizzato dalla Fnsi. Anche l'autorità per le Garanzie delle comunicazioni "sottolinea l'esigenza di un'informazione libera, pluralista, rispettosa della dignità delle persone, del ruolo delle forze politiche e dell'autonomia professionale dei giornalisti", denunciando che "che ogni attacco agli organi di stampa rischia di ledere il principio costituzionale di libera manifestazione del pensiero, che è alla base del pluralismo dell'informazione e del diritto di cronaca e di critica".

Una reazione che non sembra fermare l'onda dei Cinquestelle contro i media. Il ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, rilancia infatti l'impegno per portare un "progetto di legge in Parlamento" che "incentiva i cosiddetti editori puri, quelli che non hanno interessi economici e politici". Perché, a detta del vicepremier, "la libertà di informazione si garantisce prima di tutto migliorando le condizioni dei giornalisti che sono sottopagati, al limite dello sfruttamento", ma anche annullando "il conflitto di interessi" e ridando "dignità ai lavoratori". Inoltre, il capo politico pentastellato conferma di voler "investire nell'equo compenso". Con questa 'ricetta' "avremo una libertà di informazione in linea con il dettato costituzionale", spiega.

Mentre il premier, Giuseppe Conte, da Palermo, prova a rasserenare il clima: "Questo governo è per la libertà di stampa, non dovete assolutamente temere" perché "non sarà mai posto in discussione un principio fondamentale non solo del nostro sistema democratico, ma di ogni sistema democratico". Poi, "come voi a volte attaccate violentemente, può capitare che voi veniate attaccati violentemente", continua il presidente del Consiglio.

Di Maio, però, è un fiume in piena e un video su Facebook risponde anche alle opposizioni. A sinistra accusa Renzi di "epurazioni" ai tempi in cui era al governo, facendo i nomi di Milena Gabanelli, Massimo Giletti, Giovanni Floris, Nicola Porro, sperando "che Salini possa rivalorizzare queste risorse, ma sono decisioni sue". Mentre a destra punta il dito sul famigerato 'editto bulgaro' di Silvio Berlusconi, del 2002, quando a uscire da viale Mazzini furono Enzo Biagi, Michele Santoro e Daniele Luttazzi. "La libertà di stampa per noi è sacra – sottolinea il responsabile del Mise -, ma deve garantire di essere libera da tutto e tutti, non dire bugie o offendere".

Se le posizioni del vicepremier iniziano lentamente a smussarsi per tornare su un piano politico, chi ha deciso di non cambiare idea è Alessandro Di Battista. "È partita la difesa corporativista, puerile, patetica, ipocrita, conformista e oltretutto controproducente di una parte del sistema mediatico", tuona su Facebook l'ex deputato. "Quando per orgoglio e malafede non sanno chiedere scusa per le menzogne scritte sulla Raggi, per la difesa a spada tratta di un sistema morente, per aver avallato il neoliberismo e tutte le sue nefandezze, partono con la solita litania: 'giù le mani dall'informazione', oppure 'nessuno tocchi la libertà di stampa'", attacca. Anche 'Dibba' stila la sua lista di 'buoni', inserendo i nomi di Franco Bechis, Massimo Fini, Fulvio Grimaldi, Alberto Negri, Luisella Costamagna, Marco Travaglio e Pietrangelo Buttafuoco.

 

Nel Movimento, però, c'è chi inizia ad avere i primi dubbi sull'efficacia dell'intemerata dei vertici contro i media. Come la senatrice Elena Fattori, già su posizioni differenti al gruppo in merito ai vaccini e il dl Sicurezza, che ora suggerisce: Coerenza vorrebbe che, per dimostrare la loro verginità, tutti i giornalisti eletti col 5 stelle si dimettessero". La collega Paola Nugnes, poi, confessa sui social: "Tremo sempre un po' quando si usano espressioni quali 'spese morali' o 'editori puri'", spiegando che "la purezza o la morale sono valori, ma la valutazione può essere soggettiva". Secondo l'esponente Cinquestelle "il linguaggio è importante, perché fa cultura". Ma lo scontro tra M5S e media è partito, ed è solo all'inizio.

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