Proposto di ampliare il perimetro di intervento normativo del provvedimento, che rischia di non approdare alla Camera il 12 novembre come programmato

È ancora stallo sulla prescrizione e in attesa di un accordo politico tra i due leader del governo giallo-verde il disegno di legge anticorruzione subisce un altro stop. Nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera si consuma infatti l'ennesimo colpo di scena, con la richiesta da parte dei due presidenti, Giulia Sarti e Giuseppe Brescia, di affidare all'ufficio di presidenza dei due organismi parlamentari la decisione di ampliare o meno il perimetro di intervento normativo del provvedimento, meglio conosciuto come 'spazzacorrotti', al fine di includervi anche il tema della prescrizione. Insomma l'emendamento incriminato è evidentemente inammissibile, ma qualora il raggio di azione della legge fosse allargato si potrebbero apportare modifiche anche sul tema della prescrizione, evitando la tagliola dell'irregolarità.

Le opposizioni salgono sulle barricate e chiamano in causa la Giunta del Regolamento guidata dal presidente della Camera Roberto Fico. Secondo il Pd e Forza Italia non ci sono precedenti che parlano di ampliamento di una legge, eventualmente di abbinamenti di due testi, ma sempre sullo stesso tema. I 5Stelle invece portano al tavolo della discussione, infiammandola, almeno quattro situazioni del passato che gli darebbero ragione, trasformando la loro richiesta in una semplice prassi parlamentare. Il titolare di Montecitorio però non si fa coinvolgere e in una lunga lettera ai due presidenti pianta non pochi paletti. Prima di tutto precisa che l'ampliamento del perimetro di una legge è possibile, ma di competenza delle commissioni in sede referente (quindi non può farlo l'ufficio di presidenza) pertanto, spiega Fico "non ritengo necessario, in questa fase, sottoporre la questione alla Giunta per il regolamento." Infine il presidente puntualizza che in caso di ampliamento, anche grazie all'abbinamento di due progetti di legge, bisogna riaprire i termini per la presentazione degli emendamenti e convocare se necessario nuove audizioni "garantendo tempi adeguati". Insomma tutto da rifare. Il ddl anticorruzione così rischia di non approdare in aula il 12 novembre come programmato.

Fonti parlamentari riferiscono che l'attrito tra i due partiti di maggioranza non si è affatto sopito, anzi. Anche se la Lega ha dichiarato che voterà a favore dell'allargamento del provvedimento pure in materia di prescrizione, non è affatto detto che si allineerà nello specifico della riforma con i pentastellati. Alla base deve esserci un accordo politico sia sulle modalità dello stop alla prescrizione (magari portandolo al secondo grado di giudizio con la specifica dei reati) e intervenendo sull'altro tema caro ai leghisti, quello che riguarda i partiti. Di ora in ora la matassa si fa quindi sempre più complicata da sciogliere, senza un chiarimento tra i due capi politici e azionisti di maggioranza del governo. Il tutto è stato rimandato a giovedì mattina alle 8 nella sala Mappamondo, attendendo notizie da palazzo Chigi.

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