Il professore evidenzia un problema di leadership interno fino alla denuncia dell'esigenza di tutelare le donazioni dei parlamentari a Rousseau dietro la norma sulle fondazioni contenuta nel ddl Anticorruzione
Rifiuta l'appellativo di 'ideologo' del M5s, ma è senz'altro un conoscitore di vecchia data della 'creatura pentastellata'. Il prof. Paolo Becchi difende la presa di posizione del Movimento contro i senatori grillini che sono usciti dall'aula anziché votare la fiducia al governo sul decreto Sicurezza, ma punta il dito contro le mosse da "vecchia politica" dei Cinquestelle ed evidenzia un problema di leadership interno fino alla denuncia dell'esigenza di tutelare le donazioni dei parlamentari a Rousseau dietro la norma sulle fondazioni contenuta nel ddl Anticorruzione. Becchi, che si definisce "sostenitore" dell'esecutivo gialloverde, chiama in causa direttamente Luigi Di Maio, fino alla conclusione paradossale: "Questo governo sta in piedi soltanto grazie a Salvini".
Nuove turbolenze nel Movimento. C'è un'istruttoria dei probiviri sui dissidenti critici verso il decreto Sicurezza…
Il regolamento interno al M5s prevede che ci sia compattezza sulla fiducia. Sì, la Costituzione prevede libertà di espressione, ma i Cinquestelle firmano un documento in cui si stabilisce che, chi è contrario, è fuori. E uscire dall'aula è chiaramente un comportamento politico in dissenso rispetto alla decisione comune presa dal M5s sul decreto Sicurezza.
È giusta l'espulsione secondo lei?
Non so se sia giusta, ma è sintomo di un dato politico rilevante: Di Maio non controlla il movimento, è debole. A differenza di Salvini che invece controlla i suoi.
Segna uno spartiacque questa seconda fiducia del governo gialloverde?
Senz'altro evidenzia due difficoltà. Primo, l'uso dello strumento della fiducia da parte di un Movimento che faceva una bandiera della propria trasparenza e rispetto del Parlamento. Secondo, dimostra che c'è un problema di disciplina di partito, ma non nella Lega: nel M5s. I 'dissidenti' sono la dimostrazione che i Cinquestelle non sanno selezionare la classe dirigente e questo non danneggia il governo, ma il M5s. Cosa c'entra il capitano De Falco con il Movimento? È stato candidato solo perché ha pronunciato quella frase contro Schettino.
Perché mettere nel ddl Anticorruzione una norma che equipara ai partiti le associazioni con finalità politiche? Qual è lo scopo?
Mira a tutelare la Casaleggio associati. C'è un doppio vantaggio, di ordine economico e istituzionale. Da un lato, mette ordine nel gioco di scatole cinesi che vede più associazioni e fondazioni – anche in lotta tra loro – dietro il Movimento. Dall'altro giustifica i soldi pubblici che i parlamentari donano ogni mese a Rousseau, cioè non a un partito ma a un'associazione privata che così sarà equiparata a un partito o movimento politico.