Il presidente dell'Unione delle Camere penali, Gian Domenico Caiazza, contro l'emendamento del M5S: "Anticostituzionale e raccapricciante"
"Anticostituzionale", "populista", scritto in modo "raccapricciante" e "inaccettabile". Il presidente dell'Unione delle Camere penali italiane, Gian Domenico Caiazza, è furibondo e non fa certo ricorso al bon-ton per definire l'emendamento del Movimento Cinque Stelle che ferma i tempi di prescrizione dopo il primo grado di giudizio, qualunque sia la sentenza. Reduce da un incontro con il ministro della Giustizia, Bonafede a cui non ha certo nascosto perplessità e irritazione, l'avvocato giudica "siderale" la distanza tra i penalisti e il governo sia "nel metodo che nel merito".
Secondo Caiazza è "inconcepibile che si intervenga su una materia di questa complessità a colpi di emendamenti presentati all'ultimo momento in relazione ad un disegno di legge che non ha nulla a che fare con la prescrizione". Inoltre "è stata sottratta la delicata materia alla discussione con la comunità giuridica italiana: magistrati, avvocati e accademia. E questo è ancora più grave del contenuto".
Entrando però nel merito dell'istituto giuridico, il legale spiega che con la norma i reati diventano imprescrittibili: "questo significa che la vita dell'imputato, che sia stato condannato o assolto, rimane a disposizione dell'autorità giudiziaria".
Per Caiazza il "cittadino ha il diritto a un processo che abbia una durata ragionevole". Inoltre con questa nuova norma sulla prescrizione, "cane da guardia delle lungaggini", "non è vero che si chiudono prima i processi: è l'esatto contrario".
"Sfido chiunque – aggiunge il penalista – a dimostrare (come dice il Movimento) come possa fare un avvocato a far durare più di quanto dovrebbe un processo".
Caiazza chiude parlando di "ragionamenti populisti, che costruiscono il consenso intorno alla realtà che non esiste".
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