Ancora nessun accordo dopo il caso dell'emendamento 'fotocopia': ora tocca ai due vicepremier trovare la quadra
Togliete il macigno della prescrizione e lo 'Spazzacorrotti' ve lo approviamo in quattro e quattr'otto. Il messaggio della Lega al Movimento 5 Stelle non poteva essere più chiaro di così. Magari non con queste esatte parole, ma il concetto resta. Il braccio di ferro sull'istituto giuridico che, di fatto, lascerebbe aperti i processi per corruzione, sta mettendo a dura prova non la tenuta dell'accordo di governo, ma la pazienza dei due leader: Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Il loro rapporto appare ancora solido, ma nessuno dei due ci sta a concedere armi al 'socio' in vista delle prossime elezioni europee di maggio 2019. Perché di un problema politico si tratta, su questo le opposizioni non mancano di molto il bersaglio. Infatti, sarà un vertice a tre tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (che ribadisce: "Essendo nel contratto di governo terremo il punto"), e i suoi vicepremier a sciogliere il nodo. L'unica difficoltà è sincronizzare le agende, visto che il ministro dello Sviluppo economico è di ritorno dalla Cina, mentre il responsabile del Viminale farà rientro a Roma dal Ghana.
Nel frattempo il provvedimento resta incagliato nelle secche delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Il clima è surreale nella sala del Mappamondo, quando Giulia Sarti annuncia il ritiro, da parte dei relatori, della proposta di modifica all'articolo 1. Quello sulla prescrizione. Al suo posto ne arriva un altro, nuovo di zecca, che non solo ricalca parola per parola il precedente, ma introduce anche un 'unicum' nella storia di Montecitorio. Perché finora nessuna forza politica di maggioranza aveva mai modificato il titolo di un disegno di legge con un emendamento. "È un modo per prendere tempo", confida un deputato di maggioranza, perché "noi quello che potevamo fare, lo abbiamo fatto. Ora la questione si sposta a un livello più elevato". Il riferimento è all'incontro tra Salvini e Di Maio, ovviamente. Conte li vorrebbe far sedere a un tavolo, come è accaduto già con il decreto fiscale o il dl Sicurezza, con la convinzione che occhi negli occhi i due 'azionisti' del governo troveranno la quadra.
Prima, però, il premier farà un suo giro di ricognizione con il Guardasigilli, Alfonso Bonafede. Che ha riunito una pattuglia di parlamentari di Lega e Cinquestelle al ministero della Giustizia per provare a trovare una soluzione. All'incontro, oltre ai capigruppo e gli 'sherpa' della materia delle due forze di maggioranza, hanno partecipato anche i relatori, Francesca Businarolo e Francesco Forciniti, e la presidente della commissione Giustizia della Camera, Sarti. Il vertice, però, non ha prodotto risultati e le parti hanno conservato la loro distanza. Non siderale, però. Almeno stando alle parole del leghista Igor Iezzi, firmatario di diversi emendamenti 'indigesti' ai Cinquestelle, soprattutto di quelli che smontano la stretta sulla trasparenza dei partiti. "Finalmente abbiamo fatto una discussione con il M5S sui 12 articoli, secondo me c'è la possibilità di trovare un accordo, ma resta il dissenso sull'emendamento sulla prescrizione". L'idea, lanciata nella riunione, è di stralciare il tema e riproporlo in un provvedimento ad hoc, ma non ci sarebbero i tempi tecnici per approvarlo entro dicembre. E Bonafede non intende scavallare la fine dell'anno, riferiscono fonti di maggioranza.
Dunque non resta che trovare un accordo adesso, sul ddl Anticorruzione. Ma si torna sempre al punto di partenza: serve una nuova intesa tra Salvini e Di Maio. Intanto il ministro della Giustizia ribadisce che "la prescrizione è nel contratto di governo", oltre ad essere "uno dei punti del programma M5S". Mentre il segretario leghista insiste: "L'importante è farle bene queste riforme, evitando che i processi durino all'infinito anche per gli innocenti, altrimenti è una sconfitta per tutti". Più chiaro di così.