Il sindaco di Parma, ex Cinquestelle, commenta il distacco nei sondaggi del vicepremier leghista sul pentastellato
Matteo Salvini batte nei sondaggi Luigi Di Maio e il leader M5S, pur avendo ottenuto alle elezioni di marzo quasi il doppio dei voti della Lega, a volte sembra sottostare all’agenda del Carroccio. Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ex Cinquestelle, ne parla con LaPresse. Dalla nuova arte del compromesso scoperta dai grillini fino al discusso decreto Sicurezza: soltanto un danno per i Comuni, a detta del primo cittadino
Luigi Di Maio cannibalizzato da Matteo Salvini, è così? Perché? Ci sta, è un dato di fatto. Le azioni e i risultati della Lega sono più aderenti alle promesse, dalla Flat tax ai migranti. Invece il M5S partiva da un punto di vista più teorico e idealista, quindi anche più difficile da realizzare. Non passa giorno che non ci sia una divisione interna, penso a Tav, Tap, condoni, idrocarburi nei terreni… Temi forse irrealizzabili, ma che caratterizzavano il M5S. Salvini invece si mostra sempre meno in difficoltà anche rispetto alle dinamiche interne alla Lega e questo lo rende inevitabilmente più forte agli occhi dell’opinione pubblica.
Secondo lei c’è un problema di inesperienza politica di Di Maio rispetto a Salvini? Senz’altro Salvini ha avuto diverse esperienze amministrative e ha una carriera politica di lungo corso. Lo ricordo quando da semplice attivista cantava i coretti contro i napoletani… Di Maio al contrario non ha mai vissuto dinamiche partitiche o sociali tipiche di chi vive dentro a un partito o di chi deve relazionarsi con i sindacati o con le categorie. Lui è un capo politico abituato ad aver ragione e, se qualcuno contraddice la linea, viene buttato fuori.
Ma questa mancanza di formazione politica riguarda tutti i Cinquestelle? Vale per la stragrande maggioranza di loro. E, mi spiace dirlo, ma hanno più da perdere che da guadagnare a far cadere il Governo.
Quindi, secondo lei, per paradosso i grillini sono più disposti ad accettare il compromesso rispetto alla Lega? Sì, assolutamente sì.
C’è un problema di democrazia interna nel M5S? Diciamo che se all’inizio era lacunosa, poi solo di facciata, ora è del tutto assente. Se non sei in linea, sei contro. E tanti si trovano in difficoltà in questo momento, anche perché è difficile reggere gli insulti sui social network. Ti sottopongono a una vera e propria gogna mediatica e non tutti se ne fregano come me…
Come vede il futuro di Di Maio? Di Maio è un ‘uomo di Governo’, non me lo vedo tornare all’opposizione. Non è come il Renzi della prima ora, anche se ha diverse piccole fronde interne. Non può durare a lungo.
Passiamo al decreto Sicurezza, fiore all’occhiello di Salvini ma votato anche dal Movimento. Lei da sindaco di Parma come lo vede? E’ deleterio, non da un punto di vista ideologico, bensì pratico. E non lo penso solo io, ma 60 amministratori di Italia in Comune, la nostra formazione politica. Si creano più problemi ai Comuni perché limitando gli Sprar e togliendo i diritti umanitari si lasciano più persone nell’anonimato quindi più soggette ad azioni illecite. Aumenterà il numero degli irregolari. La Lega promette di rispedirli a casa, ma non potrà farlo se non in moltissimi anni e previ accordi con i Paesi terzi, che al momento mancano. Non solo. Dove costruiranno i Cpr (Centri per il respingimento e le espulsioni)? Io chiederò che li mettano nei Comuni leghisti. A oggi ci sono 1.600 posti ma, a detta di Salvini, i ‘clandestini’ sono mezzo milione. E’ solo un decreto propaganda.
Come va il cosiddetto partito dei sindaci? Siamo alla fase della presentazione di Italia in Comune. Il 10 novembre saremo a Firenze e stiamo pensando alle Regionali in Sardegna.
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