L'esponente LeU esprime preoccupazione per un provvedimento che viola la Costituzione e, a dispetto del nome che porta, rischia di creare meno sicurezza
Prende la parola Vasco Errani (LeU) dopo il via libera in commissione Senato al decreto Sicurezza, voluto da Matteo Salvini. Il vicepremier promette l’ok definitivo in aula tra martedì e mercoledì e l’ex commissario post-sisma del Centro Italia avverte che a rischio è l’intero sistema dell’accoglienza, a cominciare dagli Sprar, fortemente ridotti dal decreto. Interpellato da LaPresse, Errani esprime preoccupazione per un provvedimento che viola la Costituzione e, a dispetto del nome che porta, rischia di creare meno sicurezza.
Senatore, qual è il punto più critico del testo? In questo decreto vi sono profili di incostituzionalità, per esempio si stabilisce un criterio che attiene a una ‘doppia cittadinanza’ tra chi è indigeno e chi ha – o vorrebbe avere – una cittadinanza acquisita. Si viola così l’articolo 3 della Costituzione secondo cui tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua e religione.
Il sottosegretario Molteni definisce “rivoluzionario” il dl Sicurezza perché cambia il modo di trattare il fenomeno dell’immigrazione rispetto alle precedenti politiche, facilitando le espulsioni e rendendo più difficile ottenere il permesso d'asilo. Lei, da esponente di sinistra, cosa ne pensa? Il concetto di diritto di cittadinanza è un punto fondamentale delle società democratiche sotto il profilo giuridico e della qualità della convivenza. Metterlo di nuovo in discussione vuol dire creare le condizioni per ingenerare insicurezza sociale e non il suo contrario, come vorrebbe far credere il decreto. Il vero tema poi è quello dei rifugiati che devono essere tutelati. Ci sono norme internazionali che lo stabiliscono. Senza dimenticare i 'migranti economici'.
Lei è stato anche presidente della Conferenza delle Regioni, come vede la limitazione dello Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, che dipende dal ministero dell’Interno? Gli Sprar sono una delle esperienze più efficaci di integrazione nel nostro territorio. Limitarne l’accesso ai soli rifugiati minorenni vuol dire mettere in discussione e uccidere uno degli strumenti che hanno dato risultati migliori nell’accoglienza.
Quali le conseguenze? Tutto questo porta a un non-governo del fenomeno migratorio.
Altri aspetti problematici? Il superamento della protezione umanitaria e l’allungamento della detenzione nei Centri per il respingimento presenteranno sempre più problemi di gestione: se superi gli Sprar e costruisci Cpr rischi di creare delle bombe sociali.
Il decreto crea malumori nei Cinquestelle e ha visto più rinvii anche in commissione. Crede che, in caso di voto di fiducia, il Governo possa traballare? Ci sono questioni politiche interne alla maggioranza, ma non mi pronuncio sulla tenuta dell’esecutivo. Esiste una difficoltà oggettiva nel M5S: si tratta di un provvedimento di segno veramente pesante, il problema per una parte dei Cinquestelle esiste. Come si giustifica di fronte agli elettori questa svolta salviniana sui migranti?
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata