I giovani di Confindustria bocciano manovra: “Rischiamo futuro spazzatura”

Nel primo meeting di Capri dell'era gialloverde il giudizio sulle politiche del governo è durissimo. Assenti i due vicepremier e il ministro Tria

"Il nostro futuro rischia di diventare un titolo junk, spazzatura". Nel primo meeting dei Giovani di Confindustria di Capri dell'era gialloverde il giudizio sulle politiche del governo è durissimo. Non stupisce: che il rapporto tra gli industriali e i principali azionisti dell'esecutivo non sia idilliaco è cosa nota, e lo conferma l'assenza di premier e vicepremier, del ministro Tria, che ha declinato, impicciato tra decreto fiscale e risposta a Bruxelles, mentre l'unica conferma è arrivata dal ministro per gli Affari Europei Paolo Savona.

Il discorso del numero uno dei giovani industriali, Alessio Rossi, sottolineato da diversi applausi in sala, suona come un vero e proprio ultimatum. "Vorremmo consigliare a chi ci governa: basta fuochi d'artificio – dice parlando a braccio -. Basta decreti che escono con una cifra dai balconi e un'altra sulle carte, vedi alla voce decreto fiscale. Basta decreti scritti col cuore, pretendiamo decreti scritti con la testa, vedi alla voce Genova. Basta annunci di chiusure di siti industriali senza considerare che migliaia di famiglie ci lavorano, vedi alla voce Ilva. Basta annunci dello stile 'cancelleremo la povertà' se poi vi dimenticate dello sviluppo che è l'unico vero modo di combattere la povertà, vedere la voce decreto dignità". E basta anche "con le sceneggiate delle manine misteriose, fanno ridere, anzi, quando coinvolgono le più alte istituzioni della Repubblica, fanno piangere".

Nessuno sconto, le accuse vengono restituite al mittente, sentirsi chiamati 'prenditori' "ci offende ma non ci distoglie dall'obiettivo", piuttosto, attacca Rossi, "ditemi voi come possiamo definire noi uno Stato che non paga 65 miliardi di debiti alle imprese, chi è il prenditore?". Al governo i giovani di Confindustria ricordano che l'Europa è "la nostra assicurazione sul futuro" e "non può diventare armamentario da campagna elettorale". E incalzano: "C'è chi vuole smontare le regole, ma non è chiaro come voglia riscriverle. Insomma, non abbiamo capito se davvero c'è qualcuno che pensa di tornare seriamente alle dogane o è solo una mossa di marketing elettorale".

, su cui si ricorda che "il rischio vero che corriamo non è tanto la procedura di infrazione, ma che a punirci ancora più duramente siano i mercati, facendoci pagare il conto della nostra scarsa credibilità". L'idea di creare lavoro con quota 100 che peserà sui giovani, e le "velleità" sui centri per l'impiego è bollata come una perdita di tempo e risorse: "si crea per sviluppo" ma "è necessario che il governo abbia fiducia in noi, perché siamo noi ad aprire quelle porte". Invece del reddito di cittadinanza "sarebbe più coraggioso costruire un reddito di sviluppo, per chi vuole diventare imprenditore". E a proposito della misura bandiera del M5s,"in quei 18 mesi in cui lo stato si prenderà cura dei disoccupati con i 780 euro al mese, dovranno arrivare tre proposte di lavoro. E chi le farà, se non le imprese? E come potremmo farle queste offerte, se invece della crescita dovessimo affrontare la decrescita?". Ecco che arriva il suggerimento di "una decontribuzione totale per le assunzioni degli under 30". "Non vogliamo rischiare un vero e proprio declassamento del rating "generazionale", avvisa Rossi, "noi questa la chiamiamo diseguaglianza generazionale. Il conto di questi "chili di cambiali" lo salderemo noi giovani e chi verrà dopo di noi. E allora vogliamo essere noi giovani ad aprire una procedura di infrazione nei confronti del Governo per eccesso di cambiali in bianco". E in attesa dell'esito della procedura la sentenza la emette il numero uno di Mediolanum Ennio Doris: "I governi passano, le nostre imprese restano".