Pomicino: “Manina Di Maio? Ragazzo di campagna per la prima volta in città”

Riguardo alla presunta manipolazione del decreto fiscale, il deputato della Repubblica nella VII, VIII, IX, X, XI, XV legislatura e ministro nei governi Andreotti e De Mita confida a LaPresse di essere "molto perplesso", preoccupato per "un'involuzione democratica drammatica"

Le 'manine' a cui allude Luigi Di Maio riguardo la presunta manipolazione del decreto fiscale "nella Prima Repubblica non esistevano, assolutamente". La democrazia era "una cosa seria". Paolo Cirino Pomicino, deputato della Repubblica nella VII, VIII, IX, X, XI, XV legislatura e ministro nei governi Andreotti e De Mita confida a LaPresse di essere "molto perplesso", preoccupato per "un'involuzione democratica drammatica".

Tanti anni nel Palazzo e non ha mai visto 'manine'?
"Le 'manine' non sono mai esistite, ma presumo che anche adesso non ci siano manipolazioni da parte di funzionari o di chiunque sia. Di Maio mi sembra un uomo di campagna che va per la prima volta in città ed è preoccupato che tutti lo freghino, che pensa – come faceva Totò – che il vigile urbano fosse uno straniero e tutti volessero fregarlo… Questa sensazione, mi dà il giovane Di Maio. Che adesso poi non è più tanto giovane, dovrebbe essere addottorato, diciamo così".

Non è un problema di 'manine', insomma…
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Tutto si trasforma in una comica finale, io non ho mai visto una legge finanziaria che ad oggi non ha ancora i testi, alla metà di ottobre. L'hanno mandata a Starsburgo? Ma cosa hanno mandato a Strasburgo se il testo non c'è? Hanno mandato indicazioni generali. Mi lascia tutto molto perplesso…

Come immagina la 'puntata successiva' di questo 'giallo'?
"Eh, nessuno ha il copione, sono personaggi in cerca di autore tutti quanti. Un giorno sono 'pappa e ciccia', un altro giorno iniziano a polemizzare"