Dl fisco, M5S chiede la testa del capo di gabinetto del Mef. Tria: “Attacco irrazionale”

Dagli uffici di via Venti Settembre sarebbero stati aggiunti nella manovra due commi con cui sarebbero aumentati gli stanziamenti per la Croce rossa italiana. Ma nessuno dei ministri ne sarebbe stato informato

La "mega vendetta" del M5S contro i tecnici del Mef, di cui parlava Rocco Casalino in un messaggio audio balzato recentemente alle cronache, ora potrebbe diventare realtà. Per i pentastellati, infatti, a 'uscire dal seminato' sarebbe stato addirittura il capo di gabinetto del ministero dell'Economia, Roberto Garofoli. Un retroscena pubblicato dal 'Fatto quotidiano' racconta che l'alto funzionario avrebbe ammesso che dagli uffici di via Venti Settembre sarebbero stati aggiunti nella manovra due commi con cui sarebbero aumentati gli stanziamenti per la Croce rossa italiana. Misura della quale, stando sempre alla ricostruzione del giornale, si sarebbe accorto proprio il premier Giuseppe Conte, ma di cui non sapeva assolutamente nulla nessuno dei ministri.

Un affronto che ora il Movimento 5 Stelle pretende di lavare con l'allontanamento di Garofoli, già capo di gabinetto ai tempi di Pier Carlo Padoan nei governi Renzi e Gentiloni, nonché di Filippo Patroni Griffi. Nel suo curriculum, inoltre, ci sono anche esperienze importanti con D'Alema e Prodi. "Chiarisca o lasci il suo incarico", tuona il deputato Davide Zanichelli, membro della commissione Finanze della Camera. "Quanto riportato sul 'Fatto quotidiano' relativamente ad una 'manina' del Mef per fortuna sventata dal presidente del Consiglio, porta alla luce l'ennesimo episodio tutto da chiarire", continua.

Il Parlamentare raccoglie in una nota tutta la rabbia della pattuglia Cinquestelle: "Già nella scorsa legislatura denunciammo politicamente con i nostri parlamentari Endrizzi, Mantero e Baroni il rinnovo della concessione del 'Gratta e Vinci' senza alcun bando di gara". Ma "chi fu il convinto ideatore di quella mossa non si è mai saputo", sottolinea Zanichelli, chiamando in causa il dirigente del Mef: "Garofoli potrebbe raccontare pubblicamente i particolari".

In difesa del suo capo di gabinetto, però, interviene direttamente il ministro, Giovanni Tria: "La norma proposta, e sollecitata da tempo dallo stesso ministero della Salute e dal commissario liquidatore forniva il chiarimento legislativo per sbloccare l'assegnazione di risorse già previste dalla legge anche a favore dei lavoratori". Dunque non c'è "nessuna risorsa aggiuntiva, ma il completamento della ripartizione dei 117 milioni di euro assegnati dalla legge per le esigenze della Cri". Per questo motivo il titolare dell'Economia erge un muro di cemento armato sul suo braccio destro: "È del tutto privo di fondamento e irrazionale l'attacco rivolto al capo di gabinetto del Mef, Roberto Garofoli, e al ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco".

Sarà molto difficile, per il professore 'prestato' alla politica, fermare la valanga gialla. Non è un mistero, infatti, che Di Maio e i suoi proprio non digeriscano le intromissioni di funzionari e tecnocrati nella loro azione politica, in particolar modo se "eredità dei precedenti governi". Ai Cinquestelle piacerebbe (eccome) operare un 'ricambio generazionale' negli uffici del Mef e della Ragioneria di Stato, e chissà che Garofoli non diventi quel grimaldello che aspettavano da tempo per scardinare il 'vecchio sistema'.