Si parte e si rilancia, in pieno stile Viminale. Nel giorno in cui inizia la sperimentazione dei taser in dodici città italiane, il ministro dell'Interno annuncia l'intenzione di estendere la pistola elettrica anche alla polizia penitenziaria e locale. "Si sono moltiplicate le richieste – sottolinea Salvini – e per questo lavoreremo per allargare la sperimentazione".
Ma il debutto del taser si porta dietro dubbi e critiche. In primo luogo lo 'storditore' è un tema molto sensibile in Italia che sta ancora facendo i conti con il caso Cucchi, Aldrovandi e il G8 di Genova. Poi sullo strumento, che si chiama come l'azienda che ha iniziato a produrli (Taser International che però ha cambiato nome in Axon Enterprice Inc ndr), si trascina anche le critiche di grandi organizzazioni come Amnesty International. "Negli Stati Uniti i proiettili fanno mille morti all'anno, i mille morti le pistole elettriche li hanno fatti in 20 anni quindi è chiaro che, dal punto di vista della pericolosità, non sono equiparabili – precisa il portavoce di Amnesty, Riccardo Noury – Ma quando si dice che il rischio nell'uso della pistola elettrica è pari a zero, si dice una cosa inesatta".
La pistola elettrica è classificata tra le armi "meno che letali" e, attraverso la somministrazione di una scossa, ha lo scopo di permettere il fermo e l'arresto dei presunti ricercati, evitando l'uso di armi da fuoco. La società produttrice sostiene che le pistole elettriche non siano armi letali, malgrado siano state registrate numerose morti. Tra gli studi sull'uso del taser c'è lo 'Shock Tactics', l'indagine realizzata dalla Reuters che ha riferito di 1.005 persone morte in seguito all'utilizzo della pistola elettrica da parte della polizia: in 9 casi su 10 si trattava di persone non armate e in un caso su 4 di persone con problemi mentali o neurologici. Amnesty ha già denunciato la morte di ben 334 persone dal 2001 al 2008. Oltre che negli Stati Uniti, in cui l'uso della pistola elettrica è concesso anche ai civili, il Taser è dato in dotazione alle forze di polizia in circa 107 paesi, tra cui Canada, Brasile e Australia, poi in Europa da Finlandia, Francia, Germania, Repubblica Ceca e Grecia, poi Regno Unito, Nuova Zelanda e Kenya.
La distanza consigliabile per un tiro efficace è dai 3 ai 7 metri. Il taser "va mostrato senza esser impugnato per far desistere il soggetto dalla condotta in atto". Se il tentativo fallisce si spara il colpo, ma occorre "considerare per quanto possibile il contesto dell'intervento e i rischi associati con la caduta della persona dopo che la stessa è stata attinta". Bisogna tener conto della "visibile condizione di vulnerabilità" del soggetto (ad esempio una donna incinta) e fare attenzione all'ambiente per il rischio di incendi, esplosioni, scosse elettriche. Il taser è un dispositivo con all'interno una cartuccia. Ognuna di questa ha due dardi collegati con fili conduttori che, colpito il bersaglio, sino ad una distanza massima di poco meno di 8 metri, trasmettono impulsi elettrici per 5 secondi, così da immobilizzare la persona tramite contrazione involontaria dei muscoli, consentendone il rapido ammanettamento. È giallo, per renderlo riconoscibile all'aggressore. Secondo il manuale, l'agente dovrebbe colpire, primariamente fianchi, schiena e arti, evitando testa, collo e genitali.