"Si smentisce categoricamente la preparazione di un intervento da parte dei corpi speciali italiani in Libia". Con un comunicato molto netto, Palazzo Chigi archivia le indiscrezioni apparse sulla stampa, secondo cui Roma starebbe lavorando ad un piano militare che – seppur limitato – avrebbe l'obiettivo di salvaguardare la fragile stabilità del governo di unità nazionale di Tripoli. L'esecutivo fa sapere che "l'Italia continua a seguire con attenzione l'evolversi della situazione sul terreno, e ha già espresso pubblicamente preoccupazione nonché l'invito a cessare immediatamente le ostilità assieme a Stati Uniti, Francia e Regno Unito", continua il comunicato.
Il vicepremier Matteo Salvini, che è stato in visita in Libia recentemente per discutere dei flussi migratori che partono da quelle sponde africane, esprime "massimo sostegno alle autorità libiche riconosciute", cioè il governo guidato da Fayez al Serraj. Un altro grazie, e non a caso, Salvini lo manda "alla Guardia costiera libica, che sta continuando a fare positivamente il suo lavoro". Il ministro dell'Interno, poi, fa sapere di sperare di tornare a Tripoli "il prima possibile", e dice di essere pronto "a correre qualche rischio" in quella visita, "perché una Libia finalmente pacificata è troppo importante". Dopo aver sottolineato che "l'Italia deve essere protagonista della pacificazione del Mediterraneo", Salvini manda delle frecciatine in direzione francese: "Escludo interventi militari perché non risolvono nulla", dice, aggiungendo poi che "questo dovrebbero capirlo anche altri", riferendosi al fatto che in passato gli aerei di Londra e Parigi hanno sorvolato i cieli libici. In maniera simile, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se avesse cambiato idea sul fatto che la Libia potesse essere un 'porto sicuro' per i migranti, Salvini liquida la questione così: "Chiedetelo a Parigi".