La sala sotto il tendone alla Festa dell'Unità di Ravenna (da oggi al 10 settembre al Pala De André) è piena. Molti (quasi tutti) sono anziani. Sul palco, in piedi, Maurizio Martina e gli altri dirigenti del Partito democratico. In maniche di camicia. Fa caldo ma dà anche un po' il senso che ci sia tanto da lavorare per questo partito, che valeva il 40 per cento solo quattro anni fa (40,81% alle Europee del 2014) e adesso sembra ridotto ai minimi termini, residuale, silenzioso. Anche più del 18,7% (terzo partito) del 4 marzo scorso.
Sul palco e in platea si applaudono reciprocamente mentre Martina comincia a spiegare quello che il partito dovrebbe fare per uscire dal cul de sac della residuità e dalla quasi incapacità di dire qualsiasi cosa su quello che succede.
Una mano, oggi, è arrivata forse anche dagli avversari politici che stanno rischiando di incartarsi sulla vicenda della nave Diciotti, ferma in porto a Catania con oltre 150 migranti a bordo (per lo più provenienti da Eritrea, Siria, Somalia, paesi per cui il diritto di asilo è considerato automatico a livello mondiale) bloccati a dal "niet" di Salvini spalleggiato da Di Maio.