Sondaggi negativi e trend in calo: il peggior incubo per qualsiasi politico. È quello che accade a Matteo Renzi da un paio d'anni a questa parte, ormai. Dopo la batosta ricevuta al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, non è stato più in grado di correggere la rotta: il rottamatore in ascesa non c'è più, la sua popolarità è scesa ai minimi storici, ed è stato anche superato dal suo successore Paolo Gentiloni. La classica situazione di stallo negativo che solo un evento inaspettato può sbloccare.
A fornirgli questo assist, paradossalmente, potrebbero essere i suoi avversari storici, i più temuti, quelli del Movimento 5 Stelle, che hanno ripreso a cannoneggiare contro l'ex premier, con tanto di conferenza pubblica cui hanno preso parte nientemeno che premier, vicepremier e ministro dei Trasporti per denunciare gli 'sprechi' della sua gestione a Palazzo Chigi. In particolare sull'aereo di Stato acquistato in leasing dall'Italia ai tempi in cui l'ex sindaco di Firenze sedeva al piano nobile di Palazzo Chigi. Una querelle che sta riportando Renzi nel cuore della scena politica, secondo i dettami di una vecchia regola di comunicazione: l'oggetto o il soggetto al centro delle polemiche è solitamente il 'nemico' da battere. Un po' quello che accade nel calcio, quando i tifosi fischiano la squadra avversaria durante un'azione d'attacco, sebbene il risultato premi i loro beniamini, perché temono che faccia gol. E qualche è accaduto.
L'ex segretario del Pd, proprio come nel football, capita l'antifona ora sta cercando di mettere a segno quel gol in zona Cesarini che gli consentirebbe di riaprire la partita, o quantomeno di accorciare le distanze. In una video-diretta via Facebook, seduto alla scrivania del suo studio (minimal nell'arredamento) al Senato, contrattacca provando a portare acqua al suo mulino: "Ma quanta paura gli faccio, per attaccarmi in questo modo?", si chiede per valorizzare il suo profilo nello scontro mediatico. "Ma non dicevano che ero morto e sepolto?". Il tentativo di Renzi di monetizzare il momento si concretizza quando annuncia di voler denunciare la parlamentare M5S, Giulia Lupo, che si era chiesta quali interessi avesse l'ex leader dem nei Paesi arabi (l'airbus in questione era di proprietà di Etihad). Ma sta nei numeri che snocciola il senso della sua controffensiva: "Premier, vicepremier e ministro dei Trasporti hanno lasciato tutto, per un'intera giornata per fare una grande sceneggiata e buffonata, che fa però 10 milioni di visualizzazioni".